L’uguaglianza tra uomini e donne è uno degli obiettivi dell’Unione europea. Nel corso degli anni, le modifiche ai Trattati UE e la legislazione e la giurisprudenza europea hanno contribuito a rafforzare tale principio e la sua applicazione all’interno dell’Unione Europea.
In particolare, il Parlamento europeo ha svolto un ruolo significativo nel sostenere le politiche per le pari opportunità, in particolare attraverso la Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere. Esso interviene sulla base della procedura legislativa ordinaria (codecisione) per quanto riguarda la parità di trattamento sul mercato del lavoro, contribuisce alla definizione generale delle politiche nel settore della parità di genere elaborando relazioni di iniziativa e richiamando l’attenzione delle Istituzioni europee su problemi specifici, attua l’integrazione della dimensione di genere nei lavori di tutte le sue Commissioni.
La parità di genere è uno degli argomenti che verranno discussi presenti nell’agenda della prima sessione plenaria del 2021 del Parlamento europeo (18-21 gennaio).
In particolare, giovedì 21 gennaio prossimo verrà votata la strategia UE per la parità di genere 2021-2025, presentata nel marzo 2020 dalla Commissione, e verranno discusse e votate tre risoluzioni – contenenti misure per favorire la parità di genere e proteggere i diritti delle donne, in particolare riguardanti l’impatto della pandemia COVID-19 sulle donne, l’introduzione di sistemi di allarme flessibili per il contrasto alla violenza domestica, notevolmente aumentata durante l’isolamento, e misure di ripresa economica per le donne, in quanto maggiormente colpite dalla crisi – e una direttiva UE per combattere tutte le forme di violenza di genere.
Inoltre, probabilmente verrà presentato un piano d’azione per colmare il divario retributivo tra uomini e donne, il divario sociale in settori fortemente dominati dalle donne, come l’assistenza o la salute, e il divario digitale, in considerazione del fatto che attualmente le donne rappresentano solo il 17% degli 1,3 milioni di studenti del settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nell’UE.