76 anni fa, il 27 gennaio 1945 – oggi ricorrenza internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto (istituita con risoluzione ONU 60/7 del 2005) – le truppe sovietiche della 60ª Armata Rossa del “1º Fronte ucraino”, guidate dal maresciallo Ivan Konev, giunsero presso la città polacca di Auschwitz, scoprendo il campo di concentramento e liberando i migliaia superstiti di Ebrei e prigionieri politici. Venne rivelato, così, per la prima volta, al mondo intero l’orrore di uno dei luoghi in cui si era perpetrato il terribile genocidio nazista.
Così, oggi, viene ricordato l’orrore della Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebraico e di coloro che vi si sono opposti e che, immolando o mettendo a rischio la propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. E’ di fondamentale importanza, in una società in crisi come quella attuale – i cui valori vengono quotidianamente minacciati da pericolosi movimenti negazionisti e da gruppi radicali, razzisti e xenofobi, che fomentano l’odio e l’intolleranza – contrastare ogni forma di violenza e riaffermare i diritti umani, la dignità, la libertà, la democrazia e l’uguaglianza, anche e soprattutto ricordando il passato e facendolo conoscere alle nuove generazioni.
Al riguardo, il Parlamento europeo è intervenuto di recente con la risoluzione del 19 settembre 2019 su “L’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa” con la quale, tra l’altro, ha condannato “tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie, come il nazismo e lo stalinismo, all’interno dell’Unione”; ha invitato “gli Stati membri a condannare e contrastare ogni forma di negazione dell’Olocausto, compresa la banalizzazione e la minimizzazione dei crimini commessi dai nazisti e dai loro collaboratori, e a prevenire la banalizzazione nei discorsi politici e mediatici”; ha chiesto, inoltre, “l’affermazione di una cultura della memoria condivisa”, sottolineando “che il tragico passato dell’Europa dovrebbe continuare a fungere da ispirazione morale e politica per far fronte alle sfide del mondo odierno, come la lotta per un mondo più equo e la creazione di società aperte e tolleranti e di comunità che accolgano le minoranze etniche, religiose e sessuali, facendo in modo che tutti possano riconoscersi nei valori europei”.
Ricordare, quindi, per non ripetere gli stessi errori, perché la storia, come diceva Cicerone, ha un senso se è magistra vitae.