Acque agitate nella politica italiana soprattutto “trasformiste”. C’è’ chi come Franceschini, anziché dare una mano a trovare responsabili per Conte, si dedica alle cene segrete con pochi adepti: “sono disponibile a fare il premier”, e chi come Tajani, anziché ribadire l’estraneità al governo, si improvvisa in colloqui fitti fitti e fa sapere: “chi meglio di me può essere considerato simbolo europeo dato il ruolo ricoperto a suo tempo in commissione? Ed in più porto in dote Forza Italia”, e infine chi come Toti, miracolato governatore della Liguria, ex ignoto uomo macchina Mediaset – suo il compito di monitorare i minutaggi della politica in campagna elettorale – ex sconosciuto BI-direttore di tg, ex barelliere a fianco di Berlusconi cerca di rifarsi una verginità facendo dimenticare chi, oltre al Cavaliere, gli ha dato una mano morale, sostanziale, politica ed organizzativa nella sconosciuta Liguria per prendere quei voti necessari ad evitargli il fiasco certo, in una Regione di sinistra con forti tradizioni ad avere candidati indigeni. Il camaleontico Toti si candida ad essere l’ago della bilancia. In cambio di qualche ministero? Per chi?


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