Alla fine della seconda giornata di consultazioni da parte del presidente della Camera Roberto Fico, le forze di maggioranza riprendono domani la ricerca di una soluzione alla crisi di governo, mentre le prospettive evocate nei giorni scorsi, dal Conte-ter fino al ‘governo del Presidente’, restano ancora tutte aperte.
Piovono smentite invece sull’ ipotesi Draghi: il Quirinale fa sapere che “è destituita di ogni fondamento la notizia apparsa su alcuni giornali, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, il presidente” della Bce. Confindustria intanto preme per un governo “serio, autorevole e competente” e blinda il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: “va riconfermato, serve stabilità”, dice il leader degli industriali, Carlo Bonomi.
I lavori sono in corso, e le posizioni degli azionisti di maggioranza restano ferme: M5S, Pd e Leu insistono sul nome di Giuseppe Conte, (“serve un governo forte”, dice Luigi Di Maio), Matteo Renzi chiede un documento scritto sul programma, dice di preferire un esecutivo politico a uno istituzionale e rinvia a un momento successivo l’indicazione del nome del premier. Il Pd conferma la ‘linea Conte’ e per voce di Goffredo Bettini continua a evocare lo spettro delle urne: se Renzi dovesse porre un veto sul nome del premier, dice Bettini, “o a quel punto si paleseranno ulteriori parlamentari disponibili a andare avanti o penso si arriverà a un governo elettorale che ci porti al voto a giugno. Il voto è una sciagura ma non un colpo di Stato. Semmai, è l’ultima risorsa della democrazia”, aggiunge l’esponente Dem. Le elezioni anticipate sono “il solito spauracchio per terrorizzare qualche parlamentare preoccupato”, replica a distanza lo stesso Renzi dalle colonne del Corriere: “prima di votare c’è da fare il Recovery plan, gestire i vaccini, fare il semestre bianco ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Lo sanno anche i muri. Qualche dirigente politico si finge di essere un raffinato stratega giocando la carta della paura sui senatori. Ma tutti sanno che al voto non si andrà prima del 2023. La questione è capire se ci sarà un governo politico o tecnico e chi lo guiderà”, aggiunge.