”Lo scopo del libro, per quanto mi riguarda è offrire uno spunto di riflessione su quello che non ha funzionato nell’organizzazione interna della magistratura. Questo è stato ed è il mio punto di vista, il motivo per cui ho voluto confrontarmi con il direttore Sallusti, raccontando dei fatti non delle opinioni, ma dei fatti che erano basati su delle chat, su dei documenti e su delle e-mail“.
Lo rende noto Luca Palamara, ospite di Mattino 5. “Laddove questo non è stato possibile, abbiamo preferito eclissare – ha spiegato -. Questo perché serve alla luce di quanto è accaduto, nel racconto che ha riguardato la mia vicenda, ma soprattutto il sistema correntizio all’interno del Csm per stabilire se è un sistema attuale a distanza di 60 anni o ancora di più dall’entrata in vigore della Costituzione, oppure è arrivato il momento di fare una riflessione sui quei temi? Tempi certi per la giustizia, individuare una linea di confine tra Politica ed Magistratura che dal 1993 è saltata? Il vero tema è questo – ha sottolineato – il timore di fare le riforme con l’idea che qualcuno ti possa attaccare, da questo punto di vista io dico invece, che la magistratura non è proprietà di questo o di quel magistrato, tant’è che il mio racconto è per i tanti magistrati che in questo momento stanno esercitando la giurisdizione, come chiamiamo noi, ovvero fanno i processi che non hanno nulla a che vedere con il tema dell’organizzazione interna”.
“Da questo punto di vista il momento è quello di stabilire: qual è la riforma da fare? Si risolve tutto con una riforma di una legge elettorale? No – ha concluso l’ex pm – occorrono riforme di sistema e soprattutto che la classe politica non abbia il timore di riformare la magistratura, e viceversa al suo interno è più portata ad attuare il principio della cosiddetta autoriforma, cioè ci riformiamo da noi stessi“.