Con il democratico Joe Biden alla presidenza Usa, anche la guerra si adegua al Green New Deal.
“Sappiamo che i carri armati pesanti o gli aerei da combattimento e le navi militari consumano molto combustibile fossile ed emettono gas serra, anidride carbonica, e quindi dobbiamo trovare il modo di ridurre queste emissioni con combustibili alternativi, pannelli solari, altri modi di condurre le nostre missioni”.
Così il Segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, il 4 febbraio scorso, all’evento “Nuove idee per la NATO 2030″.
Sempre sì alla guerra, dunque, ma ora con un occhio alla riduzione dell’impronta ecologica.
La Germania, intanto, ha aumentato la sua spesa per la NATO del 3,2% rispetto al 2020, destinando oltre 53 miliardi di euro al settore della Difesa per l’anno in corso.
Altre idee per il “mondo nuovo” di domani arrivano dal Nevada, dove si ventila la possibilità di istituire nuove zone commerciali, chiamate “Innovation Zones”, governate da aziende tecnologiche.
Lo ha annunciato Steve Sisolak, governatore democratico dello Stato americano.
Con l’acquisto di 200 chilometri quadrati di terreno disabitato e investimenti per un miliardo di dollari nei primi 10 anni, i giganti dell’hi-tech potranno instaurare governi locali a sé stanti autorizzati ad amministrare la giustizia e il sistema educativo e a riscuotere le tasse.
Giulia Zanette
COVID UK: VACCINO OXFORD IN DISCUSSIONE, PROTESTE SULLE NUOVE MISURE
Una nuova variante, comparsa nella contea del Kent inizialmente già a settembre dello scorso anno, potrebbe espandersi in tutto il Regno Unito e nel mondo, diventando il ceppo dominante per via della velocità di trasmissione.
Così, giovedì 11 febbraio, ha dichiarato alla BBC la Prof Sharon Peacock, a capo del programma di sorveglianza genetica del paese.
Aggiungendo che le ricerche sulla nuova variante potrebbero proseguire “per dieci anni”.
Stando a quanto riporta la testata, l’individuazione del ceppo nel sud-est della Gran Bretagna è la vera ragione per cui è stato introdotto il lockdown nazionale a gennaio.
La variante sarebbe stata inoltre individuata in circa 50 paesi.
Il tutto mentre è in forte discussione l’efficacia del vaccino Astra-Zeneca, prodotto ad Oxford, nei confronti delle nuove varianti del virus.
Il mondo scientifico è spaccato in due, con esperti, compresi quelli dell’OMS, che ne difendono l’efficacia anche nei confronti delle nuove varianti, mentre gli studi sudafricani rivelano che esso fornisce “protezione minima” ai pazienti più giovani.
L’obiettivo di Londra è quello di vaccinare circa 15 milioni di persone all’interno delle categorie più vulnerabili entro il 15 febbraio.
Sinora ne sono state vaccinate 13 milioni. Nel frattempo, il governo tentenna su un’eventuale riapertura delle attività economico-educative del paese.
Si prevede una riapertura delle scuole attorno all’8 marzo, mentre sono in discussione restrizioni per il periodo vacanziero, con i ministri del governo che chiedono ai cittadini di “non prenotare nulla, è ancora troppo presto per sapere cosa faremo quest’estate”.
È stata compilata una lista nera di 33 paesi: tutte le persone in arrivo dovranno sottoporsi a proprie spese ad una quarantena obbligatoria di 10 giorni in hotel appositi, oltre che ad un minimo di due tamponi consecutivi, per un totale di circa 1.700 sterline.
Chi contravviene alle regole rischia fino a 10 anni di galera. Fra i paesi europei, è elencato solo il Portogallo. Tutte misure che hanno visto l’insorgere sia dell’opposizione che di parlamentari conservatori ribelli.
“Il governo deve smetterla di dare messaggi misti”, ha commentato il leader laburista Keir Starmer.
Mentre il conservatore Charles Walker ha accusato il suo governo di “rubare la speranza alle persone. Sono misure ridicole, prese senza pensare alle ripercussioni per milioni di persone.
Inoltre, la sola idea di prolungare il lockdown all’estate o addirittura oltre,” ha proseguito, “è irresponsabile.
La nazione è esausta. È una situazione insostenibile per le persone con problemi mentali, per l’economia, per chiunque. Il governo sta attuando deliberatamente un programma per spaventare le persone.”
Leni Remedios
La democrazia si vede nel momento della crisi
La democrazia si vede nel momento della crisi. Oppure non la si vede più: negli ultimi tempi, negli Stati abitualmente considerati “democratici”, sta diventando sempre più difficile esercitare il diritto alla libertà di opinione, soprattutto se quest’ultima entra in conflitto con il pensiero unico.
Così il canale di notizie cinese CGTN (China Global Television Network) si è visto revocare la licenza di trasmissione nel Regno Unito dall’Ofcom, l’ente per il controllo delle telecomunicazioni britannico, secondo cui Star China Media Limited, la compagnia che detiene formalmente la proprietà della licenza, non eserciterebbe un reale controllo sui contenuti del canale. Le autorità della Lettonia hanno invece vietato la trasmissione di 16 canali russi a partire dal 10 febbraio su tutto il territorio nazionale, mentre in Ucraina sono state oscurate tre emittenti locali legate all’opposizione: 112 Ucraina, NewsOne e ZIK.
Il presidente ucraino, Vladimir Zelenskij, ha dichiarato al riguardo che tale decisione “gode del pieno supporto degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e dei Paesi del G7, che vedono chiaramente la differenza tra censura e protezione degli interessi nazionali”.
Martedì, il Dipartimento di Giustizia Usa ha rivelato che l’amministrazione Biden intende continuare a perseguire l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, dove è accusato di complicità nell’hacking di Manning.
In India, intanto, mentre il budget della Difesa per gli anni 2021-2022 sale dell’1,4% rispetto all’anno scorso, con un aumento record del 19% circa delle spese per la modernizzazione militare, proseguono le proteste dei contadini contro le leggi di riforma agraria volute dal governo Modi.
Al fine di ostacolare l’organizzazione dei manifestanti, le autorità hanno soppresso temporaneamente la connessione mobile a Internet in diverse zone nei pressi di Nuova Delhi e Twitter ha dato una mano bloccando centinaia di account e di tweet legati al dissenso .
Tuttavia, nonostante le pressanti richieste del governo indiano, la società americana si è rifiutata di prendere provvedimenti sugli account gestiti da giornalisti, attivisti e politici: “ciò violerebbe il loro diritto fondamentale alla libertà di espressione ai sensi della legge indiana”.
Ma allo stesso tempo fa sapere che la rimozione di Donald Trump dalla piattaforma è “per sempre”.
Non solo. Come scrive il sito di notizie Middle East Eye, Twitter ha rimosso il badge blu di account verificato dagli account di diversi prigionieri politici sauditi, sebbene la loro inattività sulla piattaforma sia ampiamente giustificata dalle circostanze.
Se da una parte i social giocano a fare i censuratori, dall’altra si indignano quando a essere oscurati sono loro.
La stessa Twitter si è detta “profondamente turbata” dalle limitazioni imposte alla piattaforma in Myanmar dalla giunta militare salita al potere il primo febbraio con un colpo di stato.
“Mina il discorso pubblico e il diritto delle persone di far sentire la propria voce”, ha dichiarato alla CNN un portavoce dell’azienda, mettendo in guardia contro i crescenti tentativi di minaccia all’Open Internet. Bloccati anche Instagram e Facebook, da cui sono arrivate dichiarazioni simili.
A proposito di Facebook: l’ex addetto stampa della NATO Ben Nimmo, senior fellow presso il think tank americano Atlantic Council, è stato assunto dal social per “guidare la strategia di intelligence sulle minacce globali contro le operazioni di influenza” e le “minacce emergenti”.
Sotto tutto questo baccano, o sotto tutto questo silenzio se preferite, gli Stati Uniti stanno dislocando in Norvegia, dalla base militare texana Dyess Air Force Base, quattro bombardieri B-1 e 200 addetti ai lavori in un chiaro segnale di ostilità nei confronti della Russia.
Nelle prossime settimane inizieranno le missioni nel circolo polare artico e nello spazio aereo internazionale a nord-ovest della Russia.
A tale proposito, ricordiamo anche che nei mesi scorsi il parlamento della Svezia ha approvato un aumento del 40% del bilancio della difesa svedese entro il 2025 a causa delle tensioni degli ultimi anni nella regione del Mar Baltico, l’investimento più significativo degli ultimi 70 anni.
Giulia Zanette
L’AIA SENTENZIA: CRIMINI DI GUERRA IN PALESTINA
Il 5 febbraio di quest’anno, la Corte Internazionale di Giustizia ha sentenziato di avere giurisdizione sui crimini di guerra commessi nei territori palestinesi occupati da Israele dal 1967, comprendenti la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est.
I criteri erano già stati incontrati nel dicembre scorso, in base allo Statuto di Roma.
Secondo quanto riporta Democracy Now, la decisione apre le porte ad accuse di crimini sia nei confronti dello stato israeliano che nei confronti di gruppi armati palestinesi come Hamas.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito la decisione della Corte come “puro antisemitismo” e rigettato la giurisdizione della Corte sul caso, affermando che la Palestina “non è uno stato indipendente”.
Similmente, il portavoce dell’amministrazione Biden, Ned Price, ha dichiarato venerdì scorso che Washington ha “serie preoccupazioni” sulla decisione della Corte, in quanto “la Palestina non è uno stato sovrano, perciò non si qualifica come membro di organizzazioni internazionali.”
Gioiscono invece le organizzazioni per i diritti umani, come il Palestinian Center for Human Rights di Gaza.
La Palestina ha richiesto con successo di diventare membro della Corte Internazionale di Giustizia nel 2015, mentre Israele e gli Stati Uniti non ne fanno parte.
Leni Remedios
News per Andromeda Project a cura di Leni Remedios e Giulia Zanette, in collaborazione per la sezione esteri per ecodaipalazzi.it
Video editing Nicola Alberi