Profonda e interessante analisi pubblicata dall’Huffington Post con la firma del Presidente di Riformismo e Libertà, Fabrizio Cicchitto.
“Alla radice di quello che è avvenuto in Italia fra gennaio e febbraio esistono fattori di carattere internazionale che hanno indebolito molto il sovranismo sia nel mondo che in Europa” scrive Cicchitto.
“Trump era la quintessenza del sovranismo. Egli ha fallito su tutti i piani. La sua implicita e insistita sottovalutazione della pandemia si è tradotta per gli Stati Uniti in tre disastri: uno sul piano sanitario, l’altro su quello economico, il terzo sul piano geopolitico. La conseguenza di questi disastri è stata la sua netta sconfitta elettorale, un distacco di ben 7 milioni di voti, distribuiti dei vari Stati. Certamente Trump ha fidelizzato ed estremizzato una parte cospicua dei 74 milioni di voti ottenuti.
Non riconoscendo però i risultati elettorali egli ha assunto una posizione eversiva che si stava per tradurre in una tragedia e in una guerra civile. Questo sbocco è stato evitato per un pelo, il partito repubblicano oggi è di fronte a scelte drammatiche, comunque Biden è presidente degli Stati Uniti e quindi tutto il quadro geopolitico è cambiato con forti conseguenze anche per ciò che riguarda l’Europa.
Di fronte alla pandemia e alla conseguente recessione l’Europa a direzione franco-tedesca ha cambiato del tutto linea rispetto agli anni 2007-2011. A partire dal 2012 proprio Mario Draghi ha fatto cambiare linea alla BCE, salvando così l’euro, l’Europa e con essa l’Italia. Comunque adesso l’Unione Europea ha apprestato ben quattro bocche da fuoco, il Recovery Plan, Sure, i fondi BEI, il Mes.
Il principale di essi è il Recovery Plan. Questa scelta è stata contestata in Europa dai sovranisti, dagli Stati frugali, dalle nazioni che compongono il patto di Visegrad. La loro contestazione riguarda proprio la concessione di fondi agli Stati dell’Europa del Sud, in primo luogo l’Italia. Da parte sua l’Italia è stata così colpita dalla pandemia e dalla recessione da avere un assoluto bisogno dell’Europa, a partire da quello che già oggi sta facendo la BCE che acquista miliardi di BTP.
L’atteggiamento dei sovranisti europei, insieme alla sconfitta di Trump, ha tolto sia alla Lega, sia a Fratelli d’Italia un retroterra internazionale consistente. Però mentre si verificava tutto ciò a livello internazionale in Italia, dopo la fase positiva costituita da come il governo Conte-bis ha realizzato il lockdown da marzo a maggio del 2020, successivamente il governo, per usare una frase famosa, ha perso tutta la sua carica propulsiva.
Sul terreno della pandemia ha oscillato, senza fare scelte nette, per cui a ottobre abbiamo perso tutto quello che abbiamo acquisito precedentemente. Sul terreno della politica economica il governo ha pasticciato sommando assistenzialismi vari, sul terreno della gestione del potere Conte ha acquisito il totale controllo dei Servizi e addirittura ha tentato di realizzare una sorta di gestione personale del Recovery Plan con effetti disastrosi.
Di conseguenza Renzi andrebbe ringraziato visto che ha fatto saltare una situazione caratterizzata da una pericolosa involuzione. Invece Renzi è stato attaccato in modo selvaggio da una parte del Pd, perché ha disturbato lo spericolato tentativo fatto dalla “ditta” post-comunista (tutti d’accordo, da D’Alema a Bersani a Zingaretti a Bettini) che è stata quella di costruire una sorta di nuova sinistra nella quale la sinistra tradizionale sarebbe dovuta essere vivificata dall’apporto dei “barbari” rappresentati dai grillini, lungo il modello che ai tempi della fase finale dell’impero romano avrebbe visto Goti e Visigoti rinforzare le ormai estenuate legioni.
In questo quadro Conte avrebbe dovuto essere una sorta di “navigator” rispetto ai grillini. Il rischio era quello di dar vita a una sorta di monstrum in cui si intrecciavano insieme due versioni di giustizialismo, assistenzialismo e populismo.
Renzi ha fatto saltare per aria una situazione bloccata e ha fatto decollare il governo Draghi che rappresenta l’ultima occasione di salvezza per l’Italia concentrando tutte le migliori energie politiche e tecniche sulla pandemia e sull’elaborazione e gestione del Recovery Plan.
Esistono pochi dubbi che nella formazione del governo Mattarella e Draghi hanno privilegiato le personalità più europeiste e meno estremiste di Forza Italia e della stessa Lega. In ultima analisi, però, questo è un favore e non uno sgarbo fatto allo stesso Salvini, sempre che lui lo capisca.
Un centro-destra in buoni rapporti con l’Europa, ovviamente in primo luogo con il PPE e con CDU tedesca, ha la strada spianata per essere una credibile alternativa di governo alle prossime elezioni. Per altro verso può anche darsi che il fallimento dell’aggregazione politica post-comunisti/grillini (messa in evidenza anche da ciò che sta avvenendo all’interno del Movimento 5 stelle) può costringere il Pd a operare al suo interno una vera rivoluzione culturale e approdare alla costruzione di un soggetto davvero riformista e liberal-socialista. Un’ultima questione assai delicata e importante.
Se finora in Italia abbiamo avuto oltre 90.000 morti ciò non è dovuto certamente al fatto che si è “chiuso troppo”, ma anzi troppo poco e in modo contraddittorio. Se Salvini interpreta il suo ruolo contestando quello che il CTS consiglia di fare e i conseguenti provvedimenti presi da Speranza (ovviamente scegliendo tempi ragionevoli) cominciamo molto male su una questione che va al di là del politicismo perché riguarda la salute degli italiani.
Ancora ricordiamo quello che in estate proclamavano Salvini, Daniela Santanchè, Solinas: “apriamo, apriamo tutto, apriamo anche le discoteche”, mentre di rincalzo il prof. Zangrillo affermava: “il virus è clinicamente morto” (dopo di allora di morti in Italia ce ne sono stati 60.000). Così fra luglio e ottobre abbiamo perso tutto quello che avevamo conquistato con il durissimo lockdown di marzo-maggio. Adesso siamo davanti alle conseguenze delle varianti. Guai se Salvini pensa di rovesciare la situazione e di riconquistare un suo spazio politico autonomo issando la bandiera darwinista secondo la quale gli interessi economici devono prevalere sempre su quelli della sanità e della salute”.