Il Tar del Lazio ha accolto due dei tre ricorsi presentati dal procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, e dai procuratori di Palermo, Francesco Lo Voi, e di Firenze, Giuseppe Creazzo, contro la nomina di Michele Prestipino a capo della procura di Roma, da parte del Csm, il 4 marzo dello scorso anno. La nomina di Prestipino arrivò al termine di un percorso travagliato dopo la bufera sulle nomine scoppiata con il caso Palamara. Duro il commento da parte del mondo politico, in particolare del Centrodestra, che vede nelle dichiarazioni Luca Palamara un importante nodo dell’inchiesta che sta travolgendo le procure italiane. In particolare quelle contenute nel libro-intervista “Il Sistema”, scritto dal giornalista Alessandro Sallusti e appunto dall’ex-Pm.
La voce dei politici soprattutto si leva in richiesta di una commissione parlamentare che si occupi del caso Palamara. “E’ singolare che il Parlamento continui a latitare rispetto alla Commissione di inchiesta per la quale io ho presentato una proposta di legge consentendo che gli argomenti fondamentali sulla corruzione della giustizia siano affrontati dal TAR, da libri televisione e giornali. In questo contesto si pone anche la denuncia nella trasmissione Quarta Repubblica di una interferenza sul CSM di Celestina Tinelli per la nomina del Procuratore di Reggio Emilia. La commissione di inchiesta evitata dal Parlamento è iniziata” afferma Vittorio Sgarbi. “Un’azione senza precedenti di un tribunale contro il tribunale dei tribunali – continua Sgarbi -. E’ la conferma della funzione essenziale di Palamara come gola profonda di un mondo dominato dalla omertà”.
“Bisogna ridare autorevolezza alla magistratura e fiducia dei cittadini nella giustizia – dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè –. Palamara non può rimanere un Savonarola isolato che punta l’indice dall’interno del sistema. Bisogna procedere con una commissione d’inchiesta parlamentare che audisca testimoni e faccia luce senza ipocrisie sugli ultimi 40 anni della storia repubblicana e procedere a riformare la giustizia“.
Anche il leader dei Moderati del gruppo di Italia Viva alla Camera, Giacomo Portas, preme per un intervento del legislatore: “Occorre procedere rapidissimamente a una riforma della giustizia che pensi a separare le carriere e a non indurre in tentazione i togati: nessuna corsa al carrierismo e alla visibilità”. Per Fabrizio Cicchitto, presidente di Riformismo e Libertà “Il deliberato del TAR mette in evidenza che la magistratura è allo sbando e che questo CSM, a partire dal suo vice presidente Ermini, per ragioni di decenza e per il bene dell’istituzione dovrebbe subito dimettersi“.
Torna sulle rivelazioni del libro di Palamara e Sallusti Amedeo Laboccetta, ex-deputato e presidente di Polo Sud: “Il libro di Palamara sta trovando tantissimi episodi che ne confermano e anzi ne aggravano la veridicità. A questo punto la politica non può sottrarsi e deve puntare a far luce su quanto è davvero accaduto proprio per ridare autorevolezza alla magistratura. Una commissione d’inchiesta parlamentare servirebbe a questo e le dimissioni dell’attuale Csm servirebbero a togliere le ultime ombre rimaste“.
“Come Partito Radicale, auspichiamo che uomini e donne di buona volontà, forze politiche e sociali, vogliano dar vita a un raggruppamento di volenterosi capace di dar voce ai cittadini, coloro in nome dei quali è amministrata la giustizia, per una primavera referendaria sulla giustizia. Maggioranze capaci di fare le riforme di cui il Paese ha bisogno in Parlamento non ci sono, non ci sono mai state e non ci saranno mai: sono troppi legami incestuosi tra potere giudiziario e certa politica. Chi pensa sia questo il momento si faccia avanti, ora. O taccia per sempre” commenta infine Giuseppe Rossodivita, presidente della Commissione Giustizia del Partito Radicale.
