Secondo lo IASP (International Association for Suicide Prevention), associazione internazionale affiliata all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel mondo, il suicidio è tra le prime 20 cause primarie di morte e, in particolare, la terza per i ragazzi di 15-19 anni. In via generale, è la causa di oltre 800.000 morti, praticamente un suicidio ogni 40 secondi.
Si stima che per ogni suicidio ci siano più di 20 persone che lo hanno tentato senza riuscirci e ancora di più quelle che almeno una volta nella vita ci hanno pensato. Peraltro, la situazione di emergenza sanitaria in atto, in considerazione del forte impatto economico e sociale che ha avuto, ha determinato l’incremento del rischio di tale fenomeno, in particolare nelle persone più vulnerabili, che hanno sofferto più degli altri l’isolamento e la limitazione dei contatti sociali.
Secondo gli esperti, il fenomeno è determinato da una pluralità di fattori connessi tra loro, biologici, psicologici e sociali, ed è collegato alla mancanza di aspettative positive per il futuro e all’incapacità di trovare soluzioni ai problemi. E’ fondamentale, al riguardo, svilupparne la consapevolezza, in quanto, costituendo l’esito di un percorso interiore lungo e doloroso e raramente di una decisione improvvisa, può essere efficacemente prevenuto.
L’OMS, nel 2014, ha pubblicato il Primo rapporto ufficiale sul suicidio, individuandolo quale quindicesima causa di morte a livello mondiale e richiamando i governi ad un impegno nell’elaborazione di politiche di prevenzione, in conformità con il Piano di Azione Mentale 2013 – 2020, volto alla riduzione del tasso dei suicidi almeno del 10% entro il 2020.
Il Manuale dell’Istituto Superiore di Sanità sull’ impatto della pandemia sulla salute mentale, del 15 ottobre scorso, ha evidenziato come l’aumento dei fattori di stress e rischio psicosociale – come la recessione economica, il lutto, la perdita del ruolo, del lavoro e della casa, la riduzione delle relazioni – abbiano avuto un effetto allarmante sul numero dei suicidi.
Trattandosi di un fenomeno complesso legato a varie cause, la strategia di intervento in ordine ai programmi di prevenzione deve essere necessariamente multilivello (comunità, servizi, politica, ambiente, media), da condursi sui diversi piani internazionale, nazionale e locale e attraverso un’azione collettiva volta al rafforzamento della consapevolezza del fenomeno, puntando sulla formazione e il supporto al personale medico e scolastico, sulle campagne mediatiche, sugli incontri formativi ad hoc per i professionisti della cura, sul supporto alle persone più vulnerabili, e quindi a rischio suicidario, ecc.
Va in questa direzione la proposta di legge, attualmente all’esame della Camera, A.C. 2151, recante “Disposizioni per la prevenzione del suicidio e degli atti di autolesionismo”, presentata dall’on. Romaniello ed altri alla Camera l’8 ottobre 2019, che definisce il suicidio quale “gesto di natura autolesionista più estremo, attraverso il quale una persona si procura intenzionalmente la morte”; e il tentativo di suicidio quale “sequenza di azioni volontarie messa in atto da un soggetto che, al momento dell’avvio di tale sequenza, prevede che l’effetto delle sue azioni lo porterà alla morte”.
La proposta mette in campo una serie di interventi a più livelli (Stato, Regioni e Province autonome), quali l’istituzione di un numero verde e un sito internet dedicati, l’assunzione e la formazione di personale qualificato sanitario, l’istituzione di servizi di pronto soccorso con un codice identificativo ad hoc; la previsione di interventi di cura della vittima e di supporto della sua famiglia, amici e conoscenti; la previsione di programmi per l’inserimento delle vittime nelle attività scolastiche, sportive, sociali e lavorative; la promozione di iniziative culturali, di volontariato civico e di aggregazione; la promozione dell’educazione sanitaria dell’intera popolazione in materia di rischio relativo al suicidio; la formazione e l’aggiornamento professionale del personale scolastico; la promozione della realizzazione di progetti dedicati e di momenti di confronto nelle scuole; l’avvio di progetti di collaborazione con università, ospedali e centri di ricerca pubblici; l’elaborazione di ricerche sulle cause del suicidio e sullo sviluppo di piani di intervento aggiornati e innovativi in materia di prevenzione e la previsione dell’istituzione di borse di studio in materia.