La lotta per la parità è la lotta per la democrazia e per la civiltà. La nostra stessa Costituzione è figlia del percorso di liberazione delle donne italiane, non più confinate ad un ruolo marginale nella vita del Paese, ma finalmente protagoniste della neo Repubblica, con la conquista del suffragio universale.
Oggi, 8 marzo, giorno in cui si celebra la giornata internazionale dei diritti della donna, costituisce occasione per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche che sono state realizzate grazie alle donne, con fatica e con difficoltà, ma anche quanto ancora c’è da fare nel contrasto alle discriminazioni, in ambito sociale, culturale e lavorativo, e nella lotta contro le violenze che le donne ancora subiscono in molte parti del mondo, e contro gli antichi pregiudizi e stereotipi, che purtroppo ancora permangono.
Ma il ruolo delle donne è essenziale e decisivo nella nostra società.
Da tempo infatti sono state protagoniste di importanti progressi sociali e culturali e in molte occasioni sono state artefici di cambiamenti epocali. Ad ulteriore conferma di questo, nel difficile periodo che stiamo attraversando, le donne stanno lottando in prima linea contro la diffusione della pandemia in ambito medico sanitario, stanno sostenendo, più di ogni altro, il pesante carico delle cure parentali in ambito familiare, le conseguenze della crisi economica e la difficile conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa; stanno subendo ingiuste penalizzazioni in ambito lavorativo e sono maggiormente esposte ad episodi di violenza domestica a causa del lockdown. Dall’inizio del 2021 sono già 12 i femminicidi avvenuti, l’ultimo dei quali pochissimi giorni fa a Faenza.
E’ necessario lottare per la realizzazione di un piano di azione integrato, che coinvolga e coordini tutti i soggetti istituzionali, le autorità locali e le organizzazioni che offrono strutture di accoglienza per le vittime.
Bisogna agire a livello culturale, alzare il livello di consapevolezza dei cittadini, lottare contro l’immobilismo e il silenzio della società civile di fronte alle violenze cui assiste, perché delle volte a fare la differenza è la sensibilità di un vicino di casa che decide di intervenire chiamando la polizia quando sente le urla di un litigio. In questo cambiamento culturale tutti siamo coinvolti, nessuno è escluso. Perché chi decide di non agire, potendolo fare, è colpevole quanto chi commette il crimine.