Il 22 marzo del 1921 nasceva a Castro dei Volsci, paese della Ciociaria, Saturnino Manfredi, in arte Nino. Ma perché, nel giorno del centenario della sua nascita, ogni canale di informazione sente la necessità di celebrarlo? Perché Nino Manfredi non è stato soltanto uno dei più grandi interpreti della Commedia all’italiana ma molto, molto di più.
È stato attore capace di toccare le corde più profonde dell’animo dello spettatore, in grado di farci sorridere e allo stesso modo di farci piangere, dimostrando un’eccezionale maestria sia nei ruoli comici sia in quelli drammatici.
Nino Manfredi ha partecipato a pellicole super premiate come Brutti sporchi e cattivi (Ettore Scola 1976) e ci ha fatto divertire in quelle più leggere come Grandi magazzini (film del 1986) o Questo e quello (1983), tra le più note al pubblico moderno. Nino Manfredi “storico” ci ha raccontato episodi salienti del nostro passato nella trilogia Nell’anno del signore, In nome del Papa Re e In nome del popolo sovrano, per la regia di Luigi Magni, che gli regalò il ruolo di Pasquino, leggendaria voce del popolo romano che aveva l’ardore di schierarsi contro i poteri forti scrivendo le cosiddette Pasquinate, sferzanti satire politiche.
Nino Manfredi lavora con Totò in Operazione San Gennaro, film di Dino Risi del 1966, in cui assistiamo alle rocambolesche avventure di ladri e malavitosi per rubare il tesoro napoletano a cui fa riferimento il titolo. Lo ricordiamo, ancora, in Venezia la luna e tu (1958), diretto da Nino Risi come distinto e ingenuo veneziano contrapposto all’astuto gondoliere Bepi (Alberto Sordi). E con attori eccezionali come Vittorio Gassman, Aldo Fabrizi e Stefania Sandrelli nel capolavoro di Ettore Scola C’eravamo tanto amati (1974).
Passa per la prima volta dall’altra parte della macchina da presa quando, nel 1971, scrive dirige e interpreta il protagonista nel film Per grazia ricevuta, vincendo al 24º Festival di Cannes il premio per la miglior opera prima. Nino Manfredi dolce ed affettuoso ci commuove come papà di Pinocchio, quando nel 1972 interpreta Geppetto nello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini.
Ma l’elenco completo dei titoli dei suoi film non basterebbe a descrivere un attore che era prima di tutto un uomo sensibile e intelligente, che in più occasioni ha dato voce alle vittime di ingiustizie. Come in Girolimoni, il mostro di Roma (1972) di Damiano Damiani, famoso caso di violenza su minori che si rivelò un errore giudiziario, e come in Pane e cioccolato (1974), in cui affronta il tema dell’emigrazione italiana interpretando Nino, cameriere sfortunato espatriato in Svizzera.
Al di là dei copioni, l’attore dimostra il suo impegno civile quando si schiera apertamente contro l’abolizione del divorzio, in occasione del referendum del 1974, girando uno spot in cui spiega le sue motivazioni.
Perché Nino Manfredi non era soltanto un artista poliedrico. Era prima di tutto una persona colta, sagace, ironica e profonda. Capace di intrattenere e di mettere in moto un’empatia non comune, un grande comunicatore.
Dal punto di vista cinematografico è stato l’interprete ideale delle fragilità, dei pregi e dei difetti di ognuno di noi, nonché della società in cui viviamo, tant’è che i suoi ruoli risultano attuali anche agli occhi dello spettatore contemporaneo. Eppure Nino Manfredi non è soltanto un pezzo fondamentale della cultura italiana.
Nino Manfredi era ed è un amico di famiglia, un personaggio affettuoso che ci resta vicino. Il suo sguardo ironico ci invita a mantenere la speranza, a continuare il percorso, nonostante le incertezze e le angustie quotidiane, mantenendo sempre il sorriso sulle labbra.
Sabrina Sciabica
Vi proponiamo uno spot sul referendum sul divorzio, molto significativo, dello stesso Manfredi