Intervista esclusiva ad Antonio Guidi, neurologo, accademico, scrittore, giornalista, già Ministro della Famiglia e Sottosegretario alla Salute
Antonio Guidi lei ha avuto il Covid. Che cosa è il Covid?
“Il Covid è qualcosa in parte di vero, in parte di raccontato male. Riguarda sia il fisico sia la psiche delle persone. Questo terrore di ammalarsi fa perdere di vista tante altre priorità: stare insieme, amare, baciare, accarezzare. Il mio caso è stato abbastanza pesante perché per la mia spasticità ho sofferto molto l’alienazione dagli altri, la solitudine, ma anche gli aghi perché per me ogni puntura era una contrattura muscolare e, quindi, un dolore molto più forte che per gli altri. Non voglio fare la vittima, perché è stato bello esserne uscito vivo. Sa come ho superato almeno in parte, i momenti più duri? L’isolamento è certamente la parte peggiore dell’ospedalizzazione e sappiamo quanta gente è morta sola e senza nessun conforto. Io ho tenuto il cellulare attaccato alla presa della corrente e sempre attivo. Sentivo i rumori di casa. La voce di mia moglie Maria Giovanna e dei miei cari. Non ci parlavamo, ma mi sentivo connesso alla realtà. Ora che è passata e che si sono diradati anche gli strascichi che ti lascia addosso, posso dire che in piccola parte lo devo ringraziare questo virus così strano e così poco conosciuto. Mi ha fatto stabilire, alla mia età, nuove priorità. Intanto essendo ancora una volta quasi morto e sopravvissuto a me stesso, apprezzo ancora di più la vita. Bisogna imparare ad apprezzare la vita in sé, a prescindere dalla sua qualità. Io ora apprezzo ancor di più la vita nei suoi miracoli quotidiani. E poi ho apprezzato chi ha saputo reagire e la grande voglia di esserci, di proporsi, di provare a cambiare, a questo punto, il mondo. Un contraltare a quella parte orribile del virus che è il distanziamento anche psicologico fra le persone. Io non so se ci si riuscirà, ma già questa voglia di qualcosa di diverso in un mondo sonnolento, aggrappato ai social, ai like, al successo surreale, è di per sé una bella poesia che va raccontata. Accanto a mille morti, a mille ingiustizie, a mille iniquità. In questa Italia che cambia colore, che si apre e si chiude senza nessuna logica, che ti nega persino il bacio e l’amore. Però, io penso che ce la faremo, al di là del virus, ad andare oltre noi stessi, perché alla fine la vera sfida non è al virus, ma è dentro di noi“.
Che cosa pensa dei negazionisti?
“Io sono un neurologo e ho vissuto malissimo il negazionismo, specie quello delatorio. Io penso che qualsiasi cosa esista vada affrontata senza tentennamenti e senza cannibalismi. Indubbiamente il virus esiste. Più che il negazionismo auspicherei il ragionamentismo, cioè la capacità e la possibilità di ragionare su ogni cosa“.
Veniamo all’attualità politica. Si fa un’enorme fatica ad approvare la legge Zan contro l’omostransfobia, che tutela tutti i diversi…
“Qualcosa credo che si stia muovendo. Credo che tutto si ricomporrà. Io stesso ho presentato all’Ufficio Legislativo di Fratelli d’Italia un ordine del giorno per l’inasprimento delle pene nel caso di violenze e abusi contro le persone con disabilità. Bisognerà, però, rinunciare forse a qualche estremismo legislativo e trovare il modo di far digerire la legge a tutti. Sa, io sono stato in Parlamento per tantissimi anni, non ho mai rinunciato ai miei ideali, ma qualche volta su problemi sostanziali ho anche mediato. Bisognerebbe fare la stessa cosa sulla legge Zan“.
Un’altra polemica investe lo Ius Soli, cioè il diritto dei bambini nati in Italia, e che in Italia vanno a scuola, di essere considerati italiani. Non le sembra una scelta di civiltà?
“Quando ero Ministro della Famiglia ho imposto, e non proposto, che i diritti allo studio e alla cura venissero attuati senza eccezione alcuna ed estesi anche ai figli dei cittadini stranieri irregolari. Certi diritti sono talmente sostanziali che si pongono al di là di qualsiasi provenienza, appartenenza e scelta. Ritengo, però, che in un momento così caotico come è quello che stiamo vivendo, dove di discute sulla vita e sulla morte dei cittadini italiani e non solo, mi sembra intempestivo affrontare la questione dello Ius Soli, che è nello stesso tempo delicato e irrinunciabile. Credo sia meglio rinviarlo di qualche mese, quando tutti gli animi saranno più tranquilli“.
Che cosa l’ha più fatta arrabbiare durante questo ultimo drammatico anno?
“Non si può negare che la presenza del virus abbia sorpreso tutti. Anche perché qualche mascalzone, soprattutto all’interno dell’Istituto Superiore di Sanità, che io ho controllato quando ero Sottosegretario, ha smantellato dei servizi di prevenzione per interessi personali, sia economici che politici, rallentando la possibilità di intervento. Io l’ho ‘sputtanato’ in tutti i modi e spero che la magistratura faccia chiarezza. Al di là di questo, quello che mi ha irritato di più è stato il dire e il contraddire, l’illudere e il tornare indietro. Mi ha irritato e mi irrita questa politica alla Penelope da parte del Governo. Credo che ci sia il tempo della mediazione e il tempo della fermezza. Questi due o tre governi, che si sono succeduti, sono, senza voler dare loro la croce addosso o attivare la polemica politica, ma parlando semplicemente come un medico che quest’anno festeggia i cinquanta anni di professione, dico che è stata nefasta questa incertezza in cui i Governi ci hanno tenuto. Capisco la difficoltà di dover far fronte alla pandemia, ma spendere migliaia di parole per notizie incontrollate e incontrollabili ha fatto molto male alla psiche della popolazione. Sa, i polmoni si posso riparare. La psiche ferita dall’incertezza, no. E’, in qualche misura, irrimediabilmente compromessa“.
Intervista di Antonello Sette per SprayNews concessa ad EcodaiPalazzi