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L’11 Settembre 20 anni dopo, il ricordo dei politici italiani

I leader politici italiani a confronto in "sala Zuccari" - Senato della Repubblica

“L’11 settembre è una data che definisce da sola un evento e costituisce un punto di svolta della storia. La sua attualità a distanza di due decenni è sotto gli occhi di tutti”. E’ stata la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, padrona di casa, a introdurre oggi in “Sala Zuccari” – Senato –  il tema portante del convegno sul ventennale dell’attentato alle Torri Gemelle e degli altri attacchi terroristici dell’11 settembre, organizzato dall’Unione interparlamentare presieduta da Pierferdinando Casini. Un appuntamento che era stato fissato prima del drammatico epilogo della guerra in Afghanistan, con il ritorno a Kabul dei Talebani e la ritirata delle forze occidentali. “Dopo tutto questo tempo – ha osservato la Casellati – la nostra impressione è ancora quella di trovarci sospesi sull’orlo dell’abisso e noi Occidente torniamo a porci le stesse domande, a chiederci come difendere le nostre libertà e come preservare il mondo basato sui diritti fondamentali. Oggi non è solo un giorno di ricordo ma anche un giorno di riflessione”.

Quanto agli avvenimenti degli ultimi giorni, il presidente del Senato ha affermato che “gli Stati Uniti restano il nostro naturale e principale alleato: nessuno può mettere in dubbio, specie dopo ritiro da Kabul, il vincolo di lealtà, amicizia e collaborazione che ci lega agli Stati Uniti d’America”. Al convegno hanno partecipato, chi collegato da remoto e chi in presenza, tutti i leader delle principali forze politiche italiane, che hanno posto l’accento sul doloroso anniversario ma non si sono sottratti a una valutazione sulla situazione internazionale che si è venuta a determinare dopo la fine del conflitto afghano.

“L’11 settembre – ha detto il leader di M5s Giuseppe Conte – è stato un vulnus recato alla coscienza collettiva degli occidentali, poi è arrivata la guerra piu’ lunga, con la missione decisa anche dalla Nato. Oggi è facile dire quanto è stato fatto in Afghanistan è stato inutile. Mi sembra semplicistico liquidare come inutile l’azione dell’Occidente sulla base di quanto maturato in queste settimane”. Diversa la valutazione della presidente di FdI Giorgia Meloni, che ha parlato di “fuga disastrosa e umiliante” da Kabul e evidenziato le responsabilità di una parte delle nazioni occidentali di aver mostrato debolezza con l’integralismo islamico. Quanto alla memoria dell’11 settembre, la Meloni ha affermato che “è impossibile togliere dalla mente le immagini apocalittiche dell’attentato più sanguinoso di sempre, un attacco agli Usa e alla a nostra civiltà. In questo contesto nacque la guerra in Afghanistan”.

Per il segretario del Pd Enrico Letta, l’11 settembre è il giorno dell’apocalisse, il giorno della morte. Dopo 20 anni non aver rafforzato gli organismi multilaterali rimane IL grande limite di questo ventennio. Se c’è una cosa che abbiamo imparato in 20 anni è che l’occidente non è più globale, deve avere l’aspirazione a giocare un ruolo globale ma deve convivere e imparare a convivere, investire, sulla convivenza con altri grandi attori mondiali”. Con la sua visione ha concordato in larga parte Matteo Renzi, leader di Iv, che ha tenuto a precisare però che “la nostra amicizia con gli Stati Uniti è la stella polare, senza gli Stati uniti saremmo la terza generazione del terzo Reich, saremmo meno libero e meno noi stessi”.

 Più proiettato al presente l’intervento del leader leghista Matteo Salvini: “In Afghanistan – ha detto – c’è un governo rappresentativo che è in esilio, stanno finendo cibo e medicine. Se la cosiddetta comunità internazionale ha voglia di fare qualcosa questa è l’ora di intervenire, per non lasciare campo libero ai talebani. Più noi retrocediamo nel nome di un frainteso dialogo – ha aggiunto – più lasciamo spazio. La scelta di negare le radici giudaico-cristiane del nostro continente, che non ho condiviso è stato un errore e non un mossa intelligente che ha favorito IL dialogo. Se neghiamo chi siamo diamo dimostrazione di debolezza”. A questo proposito, il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, ha espresso l’augurio che “il Parlamento italiano e anche quello europeo trovino una posizione politica, e l’Italia possa essere protagonista. Prendiamo iniziative per andare verso una politica estera e di difesa comune ma in tempi rapidi serve una vera conferenza di pace. Ecco perchè chiedo al presidente Draghi – ha concluso – di promuovere una conferenza di pace per mettere nelle condizioni di continuare a vivere tutti gli afghani che guardano a noi con speranza e fiducia”.

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