Intanto quando sono state scrutinate 1.367 su 2.603 (pari al 52,52%), la “Lista Calenda” risulta la + votata con 91.466 preferenze, pari al 18,09% del totale.
A seguire FdI al 17,72% (89.631 voti), Pd al 16,35 (82.656), M5Sc11,36% (57.428) e Lega al 6,09% (30.796)
“Sarebbe significativo prendere un voto in più della sindaca uscente? Per la mia autostima moltissimo, dal punto di vista politico non tanto”. Sorride Carlo Calenda, ci ha creduto fino alla fine. Si è speso in una campagna elettorale lunghissima e faticosa, durata un anno. La sfida nella Capitale non è andata come ha sperato fino alla fine, ma quella che è senz’altro una sconfitta è anche una vittoria. Ora rimarrà parlamentare europeo e c’è da fare il salto nazionale, con una proposta politica “riformista” e “pragmatica” che “per stile si avvicina a quello di Mario Draghi”. “Bisogna candidare persone con quell’approccio”, dice chiaramente. Le proiezioni sono ancora incerte quando si presenta al comitato elettorale davanti alle telecamere. Dal suo staff danno per buono un risultato intorno al 18% a spoglio ancora in corso. L’ex ministro e leader di Azione, parte ringraziando chi l’ha aiutato e l’ha sostenuto in questa campagna elettorale, “una delle più lunghe a memoria d’uomo”. “Il nostro obiettivo – dice – non era una testimonianza, ma governare Roma. Se da un lato siamo contenti di questo risultato che apre una fase di lavoro a livello nazionale, dall’altro dispiace che i numeri non ci vedano al ballottaggio”. “Il voto di appartenenza ha tenuto – è la sua analisi dei risultati -, anche in presenza di candidati in alcuni casi non preparatissimi e non con delle soluzioni chiare”. Ora sarà l’ago della bilancia. Nei prossimi giorni darà indicazione di voto, ma sarà’ “personale e senza contropartita”.
“Abbiamo già detto chiaramente che non faremo apparentamenti e non faremo alleanze – ha rimarcato -. La ragione è che questa lista è stata votata da cittadini di sinistra, di centro e di destra”. Il segretario del Pd, Enrico Letta, ritiene che le strade dovranno convergere: “Gli farò un ragionamento sul futuro – ha detto da Siena, dopo aver incassato la vittoria, anche personale alle suppletive – dobbiamo stabilire i tempi, non voglio forzare nessuno” ma Calenda “e’ un interlocutore”. “Sono confuso” gli risponde ironico a fine serata prima di lasciare il comitato, “fino a ieri il Pd ha detto che ero di destra. Sentiro’ Letta che e’ un amico e mi faro’ spiegare bene quando sono di destra e quando sono di sinistra”.
Ma Calenda ha bene in mente il suo spazio nazionale, del resto la lunga corsa per Roma serviva anche a questo. “Bisogna proseguire con un approccio riformista e pragmatico, che non sposa l’idea che bisogna o abbracciare i populisti o i sovranisti” perchè questo genera “una perenne ingovernabilità dell’Italia, tanto è vero che poi bisogna chiamare Mario Draghi: allora cerchiamo di costruire un’offerta politica che consenta di votarle persone che hanno quell’approccio, come abbiamo fatto a Roma”.
di Melania Di Giacomo