Proprio recentemente il rieletto sindaco di Benevento ed ex Guardasigilli Clemente Mastella aveva pubblicamente “corteggiato” Calenda per un progetto centrista moderno di respiro nazionale
“Voglio portare Azione al 10% nazionale e sono sicuro che ci riuscirò, mettendo in pratica lo stesso metodo che abbiamo usato a Roma: scrivendo programmi seri e andando a prenderci i voti uno per uno. Ricostruire il Centro? A me la parola ‘centro’ fa venire l’orticaria. La politica, per come la concepisco io, non è mettere insieme un fritto misto che faccia l’ago della bilancia”. Lo dice in un’intervista su Libero il leader di Azione Carlo Calenda. Per Calenda “in Italia occorre una coalizione larga come quella che c’è in Europa. Io voglio spezzare l’idea che ci siano due poli che si urlano addosso senza costrutto. La distanza tra Letta, Carfagna e Giorgetti è molto inferiore a quella tra Letta e la Raggi. Così come quella che separa Letta e Giorgetti è inferiore a quella tra lo stesso Giorgetti e Borghi o Bagnai”, prosegue Calenda, che chiude ancora a un’intesa con il Pd: “A Letta l’ho detto tante volte, anche dopo la vittoria di Gualtieri: il fronte ‘da Conte a Calenda’ non mi convince. Non è la strada giusta. il segretario del Pd dovrebbe avere il coraggio politico di mollare i Cinque Stelle, che insieme alla destra sovranista sono i veri sconfitti delle amministrative”. Capitolo Quirinale: “Penso che Draghi debba restare a palazzo Chigi anche dopo le elezioni del 2023, con il sostegno di una coalizione seria e pragmatica, per continuare a gestire il Paese come sta facendo in questi mesi. La sua leadership è riconosciuta in tutto il mondo e in Italia non ne abbiamo tanti come lui. Paolo Gentiloni sarebbe un ottimo presidente della Repubblica”, conclude Calenda.