Con il suo romanzo, diventato spettacolo teatrale – andato oggi in scena al Teatro Unione di Viterbo in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne – Roberta Mezzabarba denuncia, attraverso la storia di Misia, il dramma delle donne che subiscono la violenza.
Il libro va dritto al cuore e ci tocca nel profondo dell’anima. Perché tutte noi potremmo essere Misia. Pagina dopo pagina, si legge e si vive il dramma di Misia. La sua storia è terribile: un’infanzia vissuta in una famiglia autoritaria, un matrimonio con un uomo anaffettivo, prepotente, maltrattante, violento, sia psicologicamente che fisicamente.
Misia chiede aiuto alla sua famiglia di origine, ma non viene creduta. La famiglia non fa nulla per aiutarla. La gente intorno a lei non si accorge di ciò che vive. Non vuole accorgersi. Gli unici a crederle sono il medico del pronto soccorso e una donna più grande di lei che si rivela la madre che Misia avrebbe voluto avere.
Roberta, raccontando la storia di Misia, denuncia con coraggio il dramma delle donne che subiscono violenza: la solitudine.
La cosa più sconcertante è il silenzio della gente, un silenzio che diventa connivenza omertosa. Chi subisce violenza non ha la forza di reagire, è straziato dai sensi di colpa, il suo percorso verso la consapevolezza è molto lungo e difficile. Misia alla fine ce la fa’ e cambia vita.
Roberta vuole trasmettere un messaggio di incoraggiamento a tutte le donne vittime di violenza ma non solo. Vuole trasmetterlo anche a tutti noi. Infatti, leggendo le sue parole, ci si rende conto di quanto sia importante il ruolo di ciascuno di noi quando ci troviamo ad aver vicino persone che vivono drammi simili, quando sentiamo delle urla in un condominio, o quando le sentiamo per strada. Non voltiamoci dall’altra parte. Non facciamo finta di non sentire e non vedere. La società ha il dovere civile e morale di intervenire. Tacere diventa una colpa.
“Dal dolore ho imparato il rispetto, dal rispetto ho imparato l’amore e attraverso l’amore sono arrivata alla libertà…La libertà presuppone la solitudine, presuppone dio avere il coraggio di ritrovarsi soli di fronte alla vita” (tratto da “Misia: le confessioni di una concubina”).