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Fdi partito non solo di lotta ma anche di governo? Giorgia Meloni esce allo scoperto

Esce allo scoperto, Giorgia Meloni. L’ultima edizione di Atreju, appena conclusa, è stata così trasversale da aver attirato sul palco Giuseppe Conte, Enrico Letta, Matteo Salvini. Un’occasione per presentare al grande pubblico la trasformazione di Fratelli d’Italia in partito conservatore, che dialoga con tutti senza disperdere le proprie idee, diventato da tempo l’obiettivo politico principale della leader Meloni. Un partito insomma di governo, non solo di lotta. Un equilibrio difficile da raggiungere ma cercato con ostinazione. Fratelli d’Italia svetta nei sondaggi, non sembra soffrire il ruolo di forza politica d’opposizione, quindi fuori dal Palazzo, e cerca di contaminare il dibattito pubblico. C’è una grande occasione, ed è quella della presidenza della Repubblica. Meloni lo ha detto chiaramente alla festa di Atreju: “Il centrodestra ha i numeri per essere determinante per l’elezione del capo dello Stato. Vogliamo un patriota e non accetteremo compromessi”. E quindi? “Il Pd cerca un presidente della Repubblica che sia gradito ai francesi, io rimango di sasso ma tragicamente non mi stupisce, perché la sinistra ha fatto il procacciatore degli interessi per il Governo francese in maniera tragicamente palese. Palazzo Chigi è di fatto l’ufficio stampa dell’Eliseo e Letta è il Rocco Casalino di Macron. Ma vi rendete conto? Questo è l’europeismo a cui dovremmo piegarci? No grazie”. Insomma, volano stracci, ma è normale che sia così. Meloni sta cercando di tenere alto l’interesse verso Fratelli d’Italia in un momento determinante: il suo partito ha l’occasione di dimostrare il proprio peso politico nella partita per il Quirinale. Per questo – che sia un bluff è ancora presto per capirlo – ha detto che Berlusconi sarebbe il patriota giusto, mentre invece Mario Draghi “non so”.

Quello di Berlusconi presidente della Repubblica è un sogno antico per il centrodestra. L’ex presidente del Consiglio ha dato anche qualche segno di crederci e in fondo in questo Paese, dove tutto è possibile, potrebbe anche accadere. Il Paese delle opportunità, almeno in politica. Il rischio però è che venga eletto il solito presidente della Repubblica dal solito centrosinistra. Non a caso tra i nomi che girano e che godono di un ampio consenso trasversale c’è quello di Pierferdinando Casini (eletto con il Pd a Bologna), che ha la capacità unica di essere un democristiano di lungo corso, eletto grazie ai voti della sinistra in una città di sinistra ma con un passato da centrista di centrodestra. In questo caso, se ci fosse consenso, Casini attirerebbe anche i voti del centro, segnatamente quelli di Italia viva. Meloni d’altronde ha messo in conto di non riuscire a eleggere un capo dello Stato di destra, o quantomeno di ispirazione non progressista. Un presidente della Repubblica di centrodestra sarebbe una autentica notizia. L’importante per Fratelli d’Italia è mantenere un livello alto di vitalità politica. Perché in realtà il duello che interessa di più a Meloni è quello interno con Matteo Salvini. C’è in palio la leadership del centrodestra, ancora non assegnata. Fratelli d’Italia e Lega sono appaiati. La campagna elettorale che è appena iniziata e che potrebbe sembrare utile solo per il Colle in realtà prepara il terreno al 2023. È lì che misureremo la reale forza di un partito che ha fra i suoi antenati recenti i post-missini e che sta cercando di dimostrare la sua lontananza dal fascismo reale o percepito. Solo così, però, Meloni potrà costituire il partito conservatore in Italia.

Nota politica di David Allegranti 

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