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“L’Italia è l’unico Paese Ue in cui i salari sono diminuiti del 2% rispetto al 1991”

PER IL PRESIDENTE DELL’INPS TRIDICO, I CONTRATTI INCIDONO TROPPO POCO SUGLI AUMENTI, BENE INVECE LA RIDUZIONE DI ORE DI LAVORO

“C’è una scarsa incidenza della contrattazione nell’aumentare il salario lordo annuo, E l’Italia è l’unico Paese Ue in cui i salari sono diminuiti del 2% rispetto al 1991”. Così il presidente Inps, Pasquale Tridico, dai microfoni di Agorà extra. Quanto alla sperimentazione in corso in Belgio rispetto ad una riduzione del numero dei giorni di lavoro, Tridico si dice favorevole. “Queste proposte vanno nella giusta direzione. La storia del capitalismo è fatta di riduzione di ore di lavoro dall’800 in poi per l’intensificazione dell’innovazione e della tecnologia che ha portato a liberare forza lavoro e a liberare il tempo”, spiega. “In Belgio l’orario complessivo resta lo stesso. E anche nel caso italiano mi sembra ci sia spazio per forme di conciliazione, di riduzione delle giornate considerando che nel Paese si lavora un numero di ore annue maggiore della maggior parte dei paesi avanzati dell’Europa. In Italia ammontano a 1750 contro le 1350 ore della Germania”, spiega. “E ovunque siano state introdotte forme di flessibilità di orario , come Australia, Giappone ma anche Finlandia e Islanda abbiamo avuto aumenti di produttività perchè il benessere dei lavoratori cresceva contestualmente a una migliore conciliazione tra tempi di famiglia e quelli di lavoro, con minori richieste di malattia e permessi”, conclude Tridico.

Un quadro dunque questo che renderebbe possibile l’introduzione di una salario minimo ma i sindacati frenano.

“La loro sicuramente è una posizione di buona fede perchè temono che il loro ruolo nella contrattazione venga meno”, spiega ancora Tridico ricordando però come oggi “la contrattazione sia fatta di molto altro, welfare integrativo, mobilità, benefit, ma al di sopra di un minimo retributivo che non deve essere più basso di una certa soglia”. “Ora un salario sotto i 9 euro lordi , che interessa 4,5 mln di persone e prevalentemente giovani e donne, si traduce in una busta paga di non piu di 1000 euro netti. Troppo poco per farsi una famiglia. E anche qui i sindacati dovrebbero in qualche modo tenere conto del fatto che in molti settori, a causa della scarsa rappresentanza e per l’aziendalizzazione dei contratti, e dei così detti contratti pirata, abbiamo un a scarsa incidenza della contrattazione ad alzare i salari”, conclude. “Noi continuiamo a parlare di pensioni mentre il vero problema è il mercato del lavoro, soprattutto in un mercato a ripartizione come il nostro : Dobbiamo per questo cominciare a preoccuparci di salario e di lavoro povero. Nessuna riforma del mercato del lavoro, dal ’90 ad oggi è stato in grado di aumentare l’occupazione ferma al 23% oltre ad aver e introdotto una serie di forme contrattuali che comprimono il costo del lavoro e sfruttate da quelle imprese, soprattutto nei settori a più basso contenuto tecnologico, attente solo ai costi e non all’innovazione , unica leva della produttività”.

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