Se l’Ucraina, in guerra con la Russia, chiederà formalmente all’Unione Europea di accoglierla nelle sue file, scatterà la procedura prevista dal trattato Ue, che non è immediata e che passa per un parere del Consiglio, che richiede l’unanimità dei 27. La procedura, delineata dall’articolo 49, prevede che il Parlamento Europeo e i Parlamenti nazionali siano “informati” della domanda di adesione dello Stato terzo. Lo Stato richiedente, quindi, “trasmette la sua domanda al Consiglio”, quindi alla presidenza francese, Consiglio “che si pronuncia all’unanimità”, cosa che spetta al Consiglio Affari Generali, “previa consultazione della Commissione e previa approvazione del Parlamento Europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono. Si tiene conto dei criteri di ammissibilità convenuti dal Consiglio Europeo”.
Trattandosi di una questione del massimo rilievo politico, la discussione passa per i capi di Stato e di governo ed è possibile, secondo un alto funzionario Ue, che venga trattata nel Consiglio Europeo informale di Versailles, in Francia, del 10 e 11 marzo prossimi, anche se le previsioni in giorni così concitati vanno sempre prese con il beneficio del dubbio. “Le condizioni per l’ammissione e gli adattamenti dei trattati su cui è fondata l’Unione, da essa determinati, formano l’oggetto di un accordo tra gli Stati membri e lo Stato richiedente. Tale accordo è sottoposto a ratifica da tutti gli Stati contraenti conformemente alle loro rispettive norme costituzionali”.