I presenti al quarto scrutinio sono 392, i votanti 392. Nessun astenuto. Oltre a Fontana, che ha ottenuto 222 voti, hanno ricevuto voti Guerra 77, De Raho 52, Richetti 22. Le schede disperse sono 2, le bianche 6, le nulle 11.
Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera. L’aula di Montecitorio ha infatti scelto il successore di Roberto Fico per i prossimi cinque anni. Giornalista pubblicista, plurilaureato in Scienze Politiche, Filosofia e Storia, classe 1980 e leghista della prima ora. Inizia la carriera politica giovanissimo, diventando nel 2002 vice-coordinatore federale del Movimento Giovani Padani. Nel 2016 viene nominato vicesegretario federale della Lega insieme a Giancarlo Giorgetti e dal 2019 al 2020 ricopre l’incarico di segretario della Liga Veneta per Salvini premier.
Nelle istituzioni entra, come consigliere comunale, a Verona dal 2007 al 2009. Nel 2008 si candidata alla Camera nelle liste della Lega Nord, ma non viene eletto. Entrerà nel Parlamento europeo nel 2009, con 52.136 preferenze e dal 2012 è stato capodelegazione a Bruxelles per la Lega Nord. Fontana sarà riconfermato al Parlamento Europeo nel 2014, dove è stato relatore del progetto di decisione sull’accordo di cooperazione tra Bosnia Erzegovina ed Europa.
Rieletto consigliere comunale alle amministrative del 2017 è stato nominato vicesindaco e assessore della città di Verona. Entrerà in Parlamento, alla Camera, nel 2018 sempre tra i banchi della Lega, dove sarà eletto vicepresidente, incarico da cui si dimette dopo essere stato nominato, il 31 maggio 2018, ministro per la Famiglia e le disabilità nel governo Conte I, con deleghe alle Politiche per la famiglia, alla disabilità, a infanzia e adolescenza, alle politiche antidroga e alle adozioni.
Il 10 luglio 2019 è nominato ministro agli Affari Europei nello stesso governo, incarico ricoperto fino al 5 settembre del 2019 con il giuramento del governo Conte II. E’ rientrato in Parlamento con il 25 settembre, alle ultime elezioni politiche, eletto all’uninominale con il 53,60% delle preferenze, superando Anna-Lisa Nalin del centrosinistra e Mariafrancesca Salzani di Azione-Italia Viva. Fontana ha espresso posizioni piuttosto conservatrici su aborto, famiglia e diritti Lgbt e a difesa delle radici cristiane dell’Europa.
“La mamma si chiama mamma e il papà si chiama papà”, ha detto e, dopo la nomina a ministro per la Famiglia, sulle famiglie arcobaleno si espresse così: Perché esistono le famiglie Arcobaleno?” Sottolineò anche la necessità di “potenziare i consultori per cercare di dissuadere le donne ad abortire” e incentivare la natalità. Affermazioni che all’epoca fecero rumore. Ne corso di un convegno disse che i matrimoni gay e la teoria del gender, da un lato, e l’immigrazione di massa dall’altro, “mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni” paventando il rischio di “cancellazione del nostro popolo”.
Fontana ha posizioni nette anche in politica estera. Nel 2018 in una intervista paragonò il premier ungherese Viktor Orban al “cavallo di Troia” per entrare o comunque influenzare il partito popolare europeo per le sue posizioni dure contro l’immigrazione. Fontana chiese l’abolizione della legge Mancino del 1993, il provvedimento emanato per sanzionare gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, sostenendo che si fosse nel tempo “trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”.