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Partiti: creati i gruppi parlamentari, ma è già scontro Pd-Terzo polo

Creati formalmente i gruppi parlamentari (il termine per l’adesione dei parlamentari scadeva oggi), ha preso il via il percorso che porta alla nascita del nuovo governo. Per l’opposizione, però, i primi passi della nuova legislatura sono sotto il segno delle polemiche, specie tra Pd e il Terzo polo. Da un punto di vista pratico, il primo nodo da sciogliere è l’elezione dei capigruppo. Domani i gruppi saranno convocati dalle 14 al Senato e alle 15 alla Camera. A palazzo Madama la capigruppo è in programma alle 17. Domani pomeriggio, insomma, saranno eletti i nuovi capigruppo e pienamente operativi di gruppi. Per il Terzo polo la scelta è stata fatta già all’indomani del voto: Raffaella Paita guiderà i senatori di Iv-Azione e Matteo Richetti i deputati. Per il Pd, invece, le alchimie da combinare sono un po’ più complesse.

Si parte dal ‘congelamento’ delle attuali cariche, quindi Debora Serracchiani alla Camera e Simona Malpezzi al Senato. “A me non hanno fatto sapere nulla. Quindi stanno ancora discutendo”, ha ammesso nel pomeriggio un peones-matricola dem aggirandosi in un Transatlantico deserto. La scelta sui capigruppo non è semplice perchè, oltre che agli equilibri interni, è legata a quella dei nuovi vertici delle Camere. E qui la questione si complica perchè serve l’accordo tra le opposizioni e perchè tra Pd e Terzo polo sono volati gli stracci per tutto il giorno. Il riferimento tra i dem è quello delle scelte al femminile, soluzione auspicata da Enrico Letta.

Le alternative per gruppi (Anna Ascani alla Camera e Valeria Valente o Anna Rossomando al Senato) dipendono anche dalle nuove presidenze del Parlamento. I dem si aspettano un vice presidente e un questore per ramo, in partenza. Alla Camera l’indicazione di Alessandro Zan come ‘anti-Fontana’ appare in deciso calo. Ma tutto si è complicato, appunto, in forza dello scontro Pd-Azione. “Se Pd e Cinque Stelle ci tengono fuori ci rivolgiamo al Capo dello Stato”, ha sentenziato Matteo Renzi. Carlo Calenda, a stretto giro, ha fatto sapere che in caso di “spartizione” il Terzo Polo non parteciperà alla votazione. Per i dem si tratta di “tattica”. Lo ha spiegato Francesco Boccia: “Con i numeri che hanno possono avere gli incarichi elettivi, una vicepresidenza è un po’ troppo”. Questo perché, ha chiarito il senatore Franco Mirabelli, “la rappresentanza è proporzionale al peso politico”. Tutto risolto? Nemmeno per sogno, visto che Raffaella Paita ha commentato così: “Boccia vaneggia”.

La mossa di Renzi, per i dem, nasconde un’altra manovra: “Il suo obiettivo sono altri appuntamenti che avremo nelle prossime settimane”, ha spiegato sempre Boccia. Per questo sui tavoli più o meno informali di queste ore gli sherpa Pd, si apprende, stanno chiarendo un concetto: discutiamo degli uffici di presidenza e stop. Copasir e Vigilanza, quindi, restano fuori da questo giro di confronto. Se ne parlerà a tempo debito. Tra l’altro, soprattutto tra i senatori dem, oggi circolava la voce di una attenzione di Renzi per la presidenza della commissione sul Covid.

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