“Sulla manovra – ha sottolineato la capogruppo azzurra in Senato Licia Ronzulli confermando di fatto qualche mal di pancia in Fi – Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si sentono quando c’è da sentirsi”. La Lega invece – che ha più di una ‘bandierina’ da rivendicare in manovra (l’ultima in ordine di tempo che si è intestata è quello dell’esenzione Imu per i proprietari di immobili occupati) – ha fatto intendere di ritenersi al momento soddisfatta della legge di bilancio e che ci sarà comunque spazio più avanti per poter ragionare su interventi più ampi. Il ragionamento – viene fatto notare – è anche quello fatto dal ministro Giorgetti di una manovra “prudente” per consentire anche maggiore forza sul fronte della partita del patto di stabilità in Europa. Intanto le opposizioni si muovo a ranghi sparsi. In settimana è atteso l’incontro tra la premier Meloni e Carlo Calenda che le presenterà le proposte del Terzo Polo.
Il Pd scenderà in piazza il 17 dicembre. “Non si risparmia sul reddito di cittadinanza e sull’assegno unico per i figli. In una fase difficile per inflazione e caro energia – ha attaccato anche oggi Graziano Delrio – serve una manovra coraggiosa e redistributiva. Quella del governo Meloni è un colpo a chi è già fragile”.
Il M5s non sarà in piazza con i Dem ma, come ha spiegato Giuseppe Conte, sarà in una sorta di “mobilitazione permanente” per raccontare in varie piazze e città italiane, molte storie sul reddito di cittadinanza. Una misura sulla quale Conte si dice pronto a discutere di eventuali “miglioramenti” ma, va giù duro: cancellarlo “sarebbe un proposito miserevole ed esecrabile, follia pura”. Marciano divisi anche i sindacati con la Cgil che ha fatto sapere di non escludere uno sciopero mentre il leader della Cisl Luigi Sbarra ha frenato: “Per noi la via del dialogo è necessaria. Parlare di mobilitazione è prematuro”. (Ansa)
di Alessandra Chini