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Le condanne a morte dell’Iran come un punto di non ritorno

“Nessuno può arrogarsi il diritto di togliere la vita a un essere umano il governo. Siamo sgomenti per questa decisione, siamo sgomenti di fronte al fatto che il boia possa tornare in azione contro altri manifestanti iraniani”: lo scrive il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani in un intervento pubblicato sul quotidiano La Stampa. “In queste settimane il governo italiano, quelli di tutta l’Unione europea e i nostri alleati hanno assistito al crescere di una protesta innanzitutto di donne e di giovani, in tutte le città dell’Iran. Tre mesi nei quali alla voce di chi non ha accettato la morte di Mahsa Amin si sono aggiunte le proteste di minoranze etniche e religiose da tempo oppresse. Ma poi anche le proteste dei padri, dei fratelli, delle madri delle giovani che contestavano la legge che impone lo hijab a tutte le donne. Un’imposizione che per gli iraniani ormai appare insopportabile”, prosegue Tajani.

“Le manifestazioni all’inizio erano tutte pacifiche: le autorità hanno reagito con violenza, con una brutalità ingiustificata, sproporzionata e crescente. L’uso di mezzi militari, l’uso delle armi direttamente contro la popolazione disarmata, ha prodotto quello che tutti vediamo. Un incredibile numero di vittime civili, donne e perfino bambini uccisi da forze dell’ordine e pasdaran. Siamo stati sorpresi dalla chiusura con cui il Governo ha rifiutato il confronto e il dialogo con la piazza, bollando come manifestazioni “terroristiche” le voci di coloro che chiedevano solo un futuro migliore. Siamo stati colpiti da come ad ogni invito alla ragione, al confronto, al dialogo politico che noi stessi abbiamo avanzato nei nostri canali diplomatici ci sia stata una risposta “standard”: «Reagiamo ad atti di terrorismo». Atti di terrorismo messi a segno da un popolo intero? In Europa abbiamo scelto la via delle sanzioni, che non sono un fine in sé ma un’espressione tangibile della nostra condanna. Abbiamo indicato chi più direttamente si è macchiato di efferatezze che hanno insanguinato quasi tutte le regioni del Paese. Abbiamo aderito con convinzione alla Coalizione per il ripristino della libertà di stampa in Iran. All’Onu abbiamo sostenuto la risoluzione del Consiglio Diritti Umani che istituisce una missione indipendente di accertamento dei fatti, con l’obiettivo di chiarire quanto accaduto e raccogliere le relative prove”, ha ricordato il titolare della Farnesina.

 “Ma poi c’è questa data, l’8 dicembre, un punto di non ritorno. Il giorno più nero, in cui si è passati a quello che l’Italia condanna da sempre, con forza, in tutto Il mondo. L’esecuzione della prima condanna a morte, quella che ha tolto la vita a Mohsen Shekari, che ha pagato con la vita Il tentativo di esercitare Il suo diritto al dissenso”. Tajiani ha poi ricordato Il caso di Fahimeh Karimi, una giovane madre arrestata e “scomparsa” ormai da giorni, “non rintracciabile dalla sua famiglia e da chi prova ancora ad occuparsi di diritti umani in Iran”: “Questa donna non può scomparire nel nulla. Anche Il suo caso, impone al nostro Governo una riflessione ancora più approfondita sulle prossime scelte da compiere nei confronti di Teheran”.

“La nazione italiana vanta un’antica e profonda consuetudine di relazioni con l’Iran, fondata su un’amicizia solida fra i due popoli. Proprio per questo non bisogna esitare a parlarsi con franchezza quando è necessario. Il nostro dissenso è totale: nessuno vuole minare la sovranità iraniana, l’autonomia delle sue istituzioni. Vogliamo convincere le Autorità iraniane della necessità di dare ascolto alle richieste pacifiche del loro popolo. L’approccio dell’Italia all’Iran è perciò improntato alla massima fermezza, ma chiediamo alle Autorità iraniane di iniziare a dimostrare segnali di moderazione, di comprensione. L’Italia continua a sperare in una prospettiva di pace, stabilità e benessere per il popolo iraniano e per l’intera regione. Ma non dimenticherà Mahsa Amini, Mohsen Shekari e continuerà a cercare verità e tutela per Fahimeh Karimi. Per tutti coloro che si trovano ingiustamente privati delle loro libertà fondamentali, per tutte le donne che subiscono ogni giorno violenze. Per difendere i diritti umani in Iran e in ogni parte del mondo. È a questi principi che si ispira la politica estera del governo italiano, del suo popolo. Semplicemente, questa è l’Italia”, conclude.

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