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Camera: bagarre in Commissione, ma la norma sul pos viene eliminata

Esce dalla manovra economica la norma che prevede il tetto minimo a 60 euro per gli esercenti che rifiutano di far pagare con il pos. “L’articolo è soppresso”, si legge nel testo dell’emendamento depositato dal governo. Per un refuso, subito chiarito, la modifica cancella anche l’innalzamento del tetto al contante da mille a cinquemila euro, contenuto nello stesso articolo, che invece rimane, la norma poco dopo è stata corretta. Un dettaglio che racconta i tempi di lavoro compressi. Dopo i rilievi della Commissione europea, che seguivano quelli di Bankitalia e della Corte dei conti, il governo di Giorgia Meloni ha scelto di rinunciare alla norma in sede di legge di bilancio, vista l’incompatibilità con gli impegni presi nelle milestone del Pnrr, puntando ora a possibili compensazioni per i commercianti per sostenere il costo delle transazioni per i pagamenti digitali. “Sul pos il governo ha una sua posizione, spero ci sia un’ulteriore riflessione. Ci rimettiamo al lavoro di questa Commissione per eventuali ristori o risarcimenti, che noi caldeggiamo, da trovare di fronte ad un maggiore onere per le commissioni applicate su queste transazioni”, spiega il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il titolare del Mef arriva nella sala del Mappamondo alla Camera al termine di una giornata di lavori della Commissione Bilancio lunga e snervante, ricca di discussione dai toni accessi tra maggioranza e opposizioni. Dopo ore di dibattito, al quarto giorni di attesa della parte più sostanziale degli emendamenti del governo, le opposizioni – Pd, Avs ed Italia Viva – contestano l’iter del procedimento ed abbandonano i lavori, resta solo il M5s, salvo poi rientrare con l’arrivo del ministro e dei nuovi testi firmati dal governo. “Non è un maxi emendamento del governo ma diversi testi emendativi. La presidenza della Camera ci ha chiesto di spacchettare rispetto ad un maxi emendamento e quindi abbiamo dovuto fare un lavoro molto complicato di spacchettamento, che ha riguardato le coperture”, specifica Giorgetti.

Nel suo intervento il titolare del Mef snocciola i provvedimenti di maggiore impatto contenuti nei testi depositati in serata dall’esecutivo. Le pensioni minime per gli over 75 salgono a 600 euro, misura caldeggiata da Forza Italia. L’Iva sul pellet passa al 10% e al 5% sul teleriscaldamento, provvedimenti caldeggiati dalla Lega. Resta invece l’incognita sulla revisione di opzione donna per il pensionamento anticipato, tema di dibattito negli scorsi giorni, non presente negli emendamenti del governo. Nella versione attuale prevede 60 anni di età e la presenza di condizioni come essere cargiver o invalida. “Il governo ha una sua opinione su opzione donna, il problema è l’onerosità delle coperture, siamo disponibili al confronto”, specifica Giorgetti. Il ministro ritorna più volte sul punto dei fondi: “Il mio problema sono le coperture”. Le altre modifiche. Cambiano i termini per depositare le Cilas asseverate sul superbonus 110% per i condomini, prorogati al 31 dicembre 2022, in luogo di fine novembre. Poi dal prossimo anno il bonus diventerà al 90% con paletti sul reddito. Viene ridefinito da 20 a 25mila il tetto del reddito per il taglio del cuneo fiscale di un ulteriore punto percentuale, dal 2 al 3%.

Il reddito di cittadinanza viene invece ridotto da 8 a 7 mensilità nel 2023 in vista della revisione nel 2024. E’ stata ripristinata anche la vecchia norma che permette ai contratti di mutuo ipotecario di tornare dal tasso variabile al fisso. E poi ancora sulle pensioni: sarà elevata la percentuale da quattro a cinque volte la minima per 2023 e 2024 con la conseguente riduzione di quelle piu’ elevate per quanto riguarda i redditi. L’indennità per il congedo parentale sale all’80% per entrambi i genitori in alternativa tra loro. Quanto alla norma ribattezzata ‘salva calcio’, sulla rateizzazione di passivita’ e versamenti, inizialmente prevista nel Dl Aiuti quater in Senato, Giorgetti chiarisce: “La vicenda verra’ trattata come i debiti di tutte le altre aziende, i debiti previdenziali vanno saldati entro i termini pena le procedure previste”. Protestano le opposizioni. Italia Viva parla di “quattro giorni inconcludenti” in Commissione, il M5s invece di “figuraccia” della Meloni sul pos, il Pd sostiene che “cosi’ la manovra se la fanno da soli”.

I tempi per l’iter parlamentare si fanno sempre più stringenti per evitare l’esercizio provvisorio. Domani il lavoro della Commissione riparte, in vista della maratona per votare gli emendmaenti con il termine finale della seduta alle 24 di lunedì. Il testo emendato dovrebbe approdare in Aula alla Camera mercoledì con la maggioranza che punta ad approvarlo prima di Natale ed entro il 28 dicembre in Senato. Ma è un percorso in salita.

 

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