Una piattaforma comune, un consiglio direttivo e cinque gruppi regionali. L’Unione europea porta avanti il lavoro per rendere operativa la piattaforma energetica dell’Ue, lanciata ad aprile 2022 con l’obiettivo di diversificare le forniture dalla Russia e arrivare a fare acquisti congiunti di gas a livello Ue. La Commissione europea è ottimista sul fatto di riuscire a chiudere i primi contratti (anche a lungo termine) prima dell’estate, in tempo per accelerare il lavoro di stoccaggio del gas per questo inverno (2023-2024).
Con il via libera dello scorso 19 dicembre dei ministri europei dell’Energia al regolamento di emergenza sugli acquisti comuni di gas, ora l’idea è quella di mettere a punto uno strumento di aggregazione della domanda per aiutare i governi a riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno: secondo il regolamento, i Paesi sono obbligati ad aggregare la domanda di volumi di gas per almeno il 15% dei rispettivi obblighi di riempimento degli stoccaggi. Oltre il 15%, l’aggregazione sarà volontaria. L’idea di acquisti comuni di energia nasce sulla scia delle forniture di vaccini messe in comune dall’Ue durante la pandemia Covid-19. Per Bruxelles il vantaggio è duplice: mantenere i prezzi più bassi potendo gestire la domanda a livello comunitario ed evitare concorrenza tra i Paesi membri dell’Ue nell’acquisto di forniture. Il vice presidente della Commissione, Maros Sefcovic, ha scandito nelle scorse settimane una tabella di marcia in tre tappe per arrivare “ben prima dell’estate” con il primo acquisto comune. Entro gennaio, l’Ue selezionerà un fornitore di servizi per organizzare la piattaforma informatica che servirà per l’aggregazione della domanda; a inizio primavera, verrà pubblicata la domanda aggregata e saranno organizzate le gare d’appalto per attrarre offerte di fornitura. A questo punto, le imprese europee potranno concludere volontariamente contratti di acquisto con i fornitori di gas, singolarmente o insieme tramite consorzi. L’ambizione è quella di concludere il primo acquisto congiunto prima della prossima estate. Questo mese si dovrebbe tenere la prima riunione ufficiale del comitato direttivo della piattaforma, che riunisce i rappresentanti della Commissione e di tutti i paesi Ue, ma non è ancora ufficiale la data.
Per organizzare il lavoro nei Ventisette stati membri, la piattaforma è organizzata attraverso 5 task force su base regionale: il gruppo regionale dell’Europa sudorientale è nato lo scorso 5 maggio a Sofia, e riguarda Bulgaria, Grecia, Romania, Serbia, Macedonia del Nord, Moldavia e Ucraina; a giugno è nato il gruppo regionale centro-orientale, che riguarda Italia, Austria, Germania, Repubblica ceca, Ungheria, Polonia, Slovenia, Croazia e Slovacchia insieme a Ucraina e Moldavia; di recente, sono nati anche i gruppi dell’Europa sudoccidentale, con Francia, Spagna, Italia e Portogallo (Malta e Germania come osservatori); dell’Europa nord-occidentale con Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania, Danimarca, Svezia e Irlanda; e l’ultimo dei Paesi baltici e Finlandia, che raggruppa Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia (Polonia come osservatore). I gruppi regionali hanno il compito di concordare piani d’azione sulla domanda di gas, compresa la potenziale riduzione della domanda di energia e soprattutto le opportunità infrastrutturali transfrontaliere.
Per favorire il dialogo con il comparto industriale che dovrà gestire le forniture, Bruxelles ha dato vita anche a un gruppo consultivo dell’industria, ovvero un gruppo di esperti informale che fornirà alla Commissione il punto di vista industriale. Il gruppo di rappresentanti industriali conta in tutto 31 società europee, tra cui dall’Italia Edison Spa, ENEL SpA, Eni S.p.A., Solvay SA. (GEA).
di Fabiana Luca