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Mafia: dopo Riina e Provenzano cade anche Matteo Messina Denaro, arrestato il superlatitante

Matteo Messina Denaro catturato

Lo hanno arrestato stamattina mentre faceva colazione al bar della Clinica Maddalena, dove era in cura da tempo per le cure di chemioterapia per un tumore. La clinica Maddalena si trova a Palermo nel quartiere di San Lorenzo ed é la più rinomata struttura oncologica della città siciliana

Dopo 30 anni di latitanza l’arresto di Matteo Messina Denaro all’indomani del trentennale del giorno in cui a finire in manette fu Totò Riina, suona come una ideale chiusura del cerchio nella lotta alla Mafia. Dal 1993, anno in cui catturato il Capo dei Capi, ‘U siccu’, questo il soprannome di Messina Denaro, era divenuto il boss più potente di Cosa Nostra, nonché uno dei latitanti più pericolosi e ricercati al mondo. Capo del mandamento di Castelvetrano, era riuscito a esercitare la propria influenza anche al di fuori della provincia di Trapani, spingendosi non solo in quella di Agrigento, ma anche in quella di Palermo. Ed è qui che i Carabinieri sono riusciti a consegnarlo alla giustizia, in un’operazione condotta all’interno di una clinica privata nella quale si stava sottoponendo a delle cure.

Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano Francesco, alleato del clan dei corleonesi, già nel 1989 Messina Denaro venne denunciato per associazione mafiosa in quanto ritenuto coinvolto nella faida tra i clan Accardo e Ingoglia di Partanna. Nel 1991 si rese inoltre responsabile dell’omicidio di Nicola Consales, proprietario di un albergo di Triscina, per il solo fatto di avere insultato i mafiosi dinnanzi alla sua dipendente austriaca, al contempo l’amante di Messina Denaro. Con il padre latitante dal 1990, diventerà a tutti gli effetti il reggente del proprio mandamento, e nel 1992 viene spedito a Roma per compiere appostamenti nei confronti del presentatore televisivo Maurizio Costanzo e per uccidere Giovanni Falcone. Nello stesso anno, Messina Denaro è tra gli esecutori materiali dell’omicidio del capo cosca avverso a Riina, Vincenzo Milazzo, e pochi giorni ne strangolò anche la compagna incinta. Dopo l’arresto di Riina, Messina Denaro fu tra i più favorevoli alla continuazione della strategia della dinamite e fornì un proprio uomo al commando che si rese protagonista degli attentati dinamitardi di Firenze, Milano e Roma. Fu sempre Messina Denaro a organizzare l’attentato fallito ai danni di Totuccio Contorno, quindi nel 1993 inizia a tutti gli effetti la sua latitanza.

Lo annunciò alla sua fidanzata, Angela, chiedendole di non credere alle stragi e ai fatti di sangue che gli sarebbero stati addebitati dai media. Condannato all’ergastolo per diversi omicidi, tra questi quello di Giuseppe Di Matteo, il bambino sciolto nell’acido per punire un pentito, è stato riconosciuto colpevole per le stragi in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nei suoi confronti venne emesso un mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e altri reati minori. Nel corso degli anni, Matteo Messina Denaro era diventato sempre più sfuggente, unico e ultimo boss di questo rilievo ancora ricercato in Italia. Più volte avvistato secondo dei testimoni ma mai finito in manette, tra depistaggi, piste false e voci di una plastica facciale che avrebbero complicato la sua individuazione, negli anni di latitanza le ricerche sono state portate avanti anche in Germania, a Pisa e a Lamezia Terme, in seguito ai racconti di alcuni pentiti.

Nel 2013, il maresciallo capo dei carabinieri Saverio Masi denunciò i superiori per un fatto del 2004, quando secondo la propria versione individuò in strada il latitante Messina Denaro e lo seguì fino all’ingresso di una villa. I suoi superiori però, lo avrebbero intimato di non proseguire nelle indagini. In seguito, fu denunciato per calunnia. A ogni modo, il giorno tanto atteso per la lotta alla legalità è arrivato in un freddo lunedì di metà gennaio e la cattura di Messina Denaro dopo una lunga latitanza durata tre decenni assicura alla giustizia uno dei più sanguinari mafiosi.

Nel novembre 1993 Messina Denaro è tra gli organizzatori del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo per costringere il padre Santino a ritrattare le sue rivelazioni sulla strage di Capaci; infine, dopo 779 giorni di prigionia, il piccolo Di Matteo venne brutalmente strangolato e il cadavere sciolto nell’acido. Nel 1994 Messina Denaro organizza un attentato dinamitardo contro il pentito Totuccio Contorno, insieme a Giovanni Brusca; tuttavia l’esplosivo, collocato in una cunetta ai lati di una strada nei pressi di Formello, dove Contorno passava abitualmente, venne scoperto dai Carabinieri, avvertiti dalla telefonata di un cittadino, insospettito da alcuni movimenti strani. Nel 1998, dopo la morte del padre Francesco (stroncato da un infarto durante la latitanza), Messina Denaro è diventato capomandamento di Castelvetrano e anche rappresentante della provincia di Trapani in Cosa nostra.

L’11 aprile 2006, nel casolare di Corleone dove viene arrestato Provenzano, gli inquirenti trovano numerosi pizzini mandati da ‘Alessio’, che sta collaborando con il SISDE per la cattura del boss, ma anche di altri affari in attività lecite, come l’apertura di una catena di supermercati nella provincia di Agrigento e la ricerca di qualche prestanome per poter aprire un distributore di carburante nella zona di Santa Ninfa, in provincia di Trapani. Nel giugno 2009 gli agenti del Servizio centrale operativo e delle squadre mobili delle questure di Trapani e Palermo conducono l’operazione denominata ‘Golem’, che porta all’arresto di tredici persone tra mafiosi e imprenditori trapanesi, accusati di favorire la latitanza di Messina Denaro fornendogli documenti falsi ma anche di gestire estorsioni e traffico di stupefacenti per conto del latitante.

Successivamente, nel marzo 2010 la DDA di Palermo coordinal’indagine ‘Golem 2’, condotta sempre dagli agenti dal Servizio Centrale Operativo e delle squadre mobili di Trapani e Palermo, che porta all’arresto di altre diciannove persone a Castelvetrano, accusate di aver compiuto estorsioni e incendi dolosi per conto di Messina Denaro ai danni di imprenditori e politici locali; tra gli arrestati figurano anche il fratello del latitante, Salvatore Messina Denaro e i suoi cugini Giovanni e Matteo Filardo, nonché l’ottantenne Antonino Marotta, definito ‘il decano della mafia trapanese’ perché ex appartenente alla banda di Salvatore Giuliano. Il 27 luglio 2010 il collaboratore di giustizia Manuel Pasta dichiara che Messina Denaro, nonostante le estenuanti ricerche e gli arresti di appartenenti alla sua cerchia, avrebbe visto con alcuni mafiosi palermitani la partita di calcio Palermo-Sampdoria allo stadio Renzo Barbera il 9 maggio 2010.

Il 13 marzo 2018 viene annunciato l’arresto, da parte di carabinieri e DIA, di 12 soggetti ritenuti esponenti di Cosa nostra, che avrebbero provveduto al mantenimento di Matteo Messina Denaro. Messina Denaro ha legami anche con il Venezuela, dove alcune persone legate al latitante avrebbero gestito i suoi interessi. Il 16 aprile 2019, nell’ambito delle indagini sulla latitanza di Messina Denaro, vengono arrestati due carabinieri con l’accusa di favoreggiamento alla mafia. A febbraio 2020, dopo la cattura del boss Salvatore Nicitra, uno dei capi della Banda della Magliana, le indagini hanno portato anche a Roma, perché Nicitra aveva forti legami con Cosa nostra di Agrigento, che si ritiene finanzi la latitanza di Messina Denaro.

Tra il 15 e 20 giugno 2020 vengono arrestati numerosi fiancheggiatori di Messina Denaro, dapprima Francesco Domingo ritenuto boss di Castellammare del Golfo ed al vertice tra le articolazioni mafiose trapanesi e di collegamento con Cosa nostra statunitense. Il 21 ottobre 2020 viene condannato all’ergastolo dalla Corte D’Assise di Caltanissetta per essere stato uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il 15 dicembre 2020 vengono arrestate 13 persone, molti dei quali fiancheggiatori di Messina Denaro.

Il boss Matteo Messina Denaro, dopo l’arresto, è stato trasferito dalla caserma dei carabinieri San Lorenzo all’aeroporto Boccadifalco di Palermo. Sarà portato in un carcere di massima sicurezza.

Intanto il Quirinale ha reso noto che “Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato questa mattina al Ministro dell’Interno e al Comandante dell’Arma dei Carabinieri per esprimere le sue congratulazioni per l’arresto di Messina Denaro, realizzato in stretto raccordo con la magistratura“.

 

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