“La verità non è quella che compare sui giornali. Non esistono correnti in FDI, io ne sono fondatore e anticipatore, sarebbe una contraddizione tu in termini. Siamo tutti ‘meloniani’, come dite voi. Se avessi voluto fare una corrente tutti se ne sarebbero accorti perché non mi mancano capacità organizzative, ma per farla occorrerebbe dissentire dalla linea politica del leader che invece mi rappresenta integralmente: restare ben agganciati all’Europa, non subire la suggestione no euro, non andare con la Le Pen aderendo al raggruppamento dei conservatori, dialogare con il Ppe per costruire a Strasburgo la stessa alleanza che c’è in Italia con un centrodestra alternativo al centrosinistra, essere partito interclassista che tiene insieme imprese, partite Iva, lavoratori dipendenti, pensionati e disoccupati, stare ben saldi nell’alleanza occidentale, anche sull’Ucraina, rifuggere da qualunque tentazione nostalgica, tornare protagonisti nel Mediterraneo… Tutte scelte ineccepibili”. È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia rispondendo ai giornalisti a margine dell’intervista a Radio Cusano Campus.
“Quella dei ‘gabbiani’ è una definizione ornitologica più che politica, deriva da un bellissimo manifesto fatto nel 1993 e dal richiamo perenne a Stefano Recchioni, un ragazzo di Colle Oppio ucciso ad Acca Larenzia, ma non c’è nessuna corrente e nessuna opposizione a Giorgia Meloni, anche se qualche birichino incendiario lo va raccontando ai giornalisti per farsi bello e qualche giornalista solerte lo scrive. Ci sono dinamiche territoriali, non correnti e ce ne sono in tutta Italia, soprattutto legate a questioni elettorali derivate dalla corsa alle preferenze, ci sono da sempre in tutti i partiti. Nel Lazio in FDI ci sono tanti gruppi umani con provenienze e sensibilità diverse, molti li ho cercati e introdotti personalmente nel nostro partito. Fabrizio Ghera è mio amico, vero, è stato ancora una volta il più votato a Roma, ma non si può discutere il fatto che Giancarlo Righini, più legato a Lollobrigida e alla federazione di cui entrambi sono espressione, abbia realizzato un risultato strabiliante, più votato in Provincia di Roma e primo nel collegio, che Roberta Angelilli abbia conseguito numeri eccezionali. Se ogni eletto in regione in competizione con gli altri rappresentasse una corrente FDI sarebbe peggio dei Balcani”, aggiunge. E spiega: “Io molto semplicemente, essendo cittadino di Roma e avendo fatto il consigliere regionale per undici anni, ho dato a Giorgia Meloni la disponibilità a scendere in campo come candidato governatore perché mi sembrava egoistico non farlo. Sto bene dove sto, ho un ruolo che mi soddisfa, mettermi a disposizione è stato un gesto di generosità nei confronti dei nostri elettori, un atto dovuto. Dopodiché abbiamo valutato con Giorgia e gli altri partiti della coalizione che potesse essere migliore una candidatura meno identitaria per il centrodestra e abbiamo tutti lavorato per Francesco Rocca, cui mi lega un’amicizia antica e per il quale ho coordinato la campagna elettorale”.