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Parlamento: intesa nel centro dx sulle bicamerali? Le ultime

”L’accordo è chiuso definitivamente”, assicura uno dei partecipanti al vertice dei capigruppo di maggioranza conclusosi ieri sera con l’intesa sulle Bicamerali. L’intesa, raccontano, riguarderebbe l’assegnazione di presidenti, ‘vice’ e, stavolta anche segretari, di oltre 20 commissioni, dall’Antimafia alla Cdp, ma non risolverebbe il risiko dei nomi anche se per alcuni potrebbe sbloccare l’impasse sulla Vigilanza Rai, ancora senza una convocazione ufficiale.

In queste ore circola un documento-appunto dell’accordo, che non scioglie alcuni nodi. Secondo questo testo visionato dall’Adnkronos Giorgia Meloni su 19 posti in ballo avrebbe nella sua disponibilità 10 presidenze (in un primo momento ne aveva in portafoglio 11): Antimafia, Cdp, Schengen, Infanzia, Semplificazione, Femminicidio, Forteto, Consiglio d’Europa, Ince e Mediterraneo. Senza chiarire quante caselle dovrebbe tenere per sè: forse sette, tranne Infanzia (promessa all’ex ministro azzurro del Turismo, l’animalista Michela Vittoria Brambilla, eletta alle ultime politiche come ‘indipendente’ in un collegio blindato ‘garantito’ da Fdi a ‘Noi moderati’); Semplificazione o Forteto e Femminicidio (quest’ultima considerata come jolly da offrire all’opposizione dopo aver chiuso la partita sulle altre Bicamerali ancora da costituire e definire, dalla Covid a quelle sul caso David Rossi-Mps e Orlandi). A questo ‘pacchetto’ va aggiunta un’altra poltrona di peso per il partito di via della Scrofa, la vicepresidenza dell’organismo di controllo parlamentare di Viale Mazzini.

Un vero e proprio tesoretto per Giorgia Meloni, che in qualità di premier e leader del primo partito della coalizione distribuisce le carte garantendosi la parte del leone. Salvo sorprese sempre possibili in una trattativa a singhiozzo e imprevedibile, il summit di coalizione, che ha dovuto tener conto dei delicati equilibri interni e conseguenti rapporti di forza, potrebbe cambiare lo ‘schema di spartizione’ iniziale 7-4-4-2. Allo stato, l’unica certezza è che a leghisti e azzurri spetterebbero 4 pedine a testa mentre due andrebbero ai centristi. Dopo aver deciso di cedere l’Infanzia non è dato sapere quante caselle Meloni conserverà: 7-8 o 9 su dieci? Tutto, dice un big della maggioranza a mezza bocca, gira attorno al futuro della Femminicidio, che fa gola a molti, a cominciare da Noi moderati.

Carte alla mano, nel dettaglio al Carroccio andrebbero la presidenza del Federalismo fiscale, Enti gestori, il Ciclo rifiuti e l’Osce, mentre Forza Italia avrebbe in dote Questioni regionali, Banche, Anagrafe tributaria e Insularità e a Noi moderati spetterebbe la Nato con Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, più un’altra da definire. Altro nodo sciolto, quello delle vicepresidenze: sempre in base al documento sulle 16 disponibili qui lo schema approvato sarebbe il 7-5-4 (nulla incasserebbero i centristi).

Nel dettaglio, Fdi otterrebbe (oltre alla Vigilanza Rai), la vicepresidenza di Federalismo fiscale, Ciclo rifiuti, Banche, Questioni regionali e Insularità (a cui aggiungere il Femminicidio, a meno che via della Scrofa non voglia tenersi la presidenza). A Matteo Salvini, invece, sarebbero stati promessi 5 ‘vice’ (Schengen, Semplificazione, Cdp, Anagrafe tributaria e Forteto) e 4 a Silvio Berlusconi (Infanzia, Enti gestori, Antimafia e Consiglio d’Europa). Ieri sera sarebbe stata trovata finalmente la quadra pure sui segretari, questione che avrebbe creato più di un problema le scorse settimane. Su 13 caselle contendibili, 6 sono andate a Fdi (Antimafia, Ciclo rifiuti, Enti gestori, Banche, Infanzia e Consiglio d’Europa); 4 alla Lega (Vigilanza Rai, Insularità, Femminicidio e Questioni regionali), 2 a Fi (Semplificazione e federalismo fiscale), una per ‘Noi moderati’ (Forteto).

Ancora fumata nera, invece, sulle 12 caselle in ballo della cosiddetta magistratura speciale: slittata le scorse settimane la votazione alla Camera dei componenti dei Consigli di presidenza della Corte dei conti, della giustizia amministrativa e tributaria a causa delle forti tensioni tra Pd e Fdi non si vedrebbe la luce in fondo al tunnel. I Dem avevano manifestato il loro forte dissenso contro ”la ‘Meloni pigliatutto’ che non tratta con la minoranza”, accusa respinta dai meloniani, convinti che ”il Pd pensi solo alle poltrone”. Spulciando il documento definito al vertice dei capigruppo Meloni, infatti, non mollerebbe la presa, rivendicando 9 caselle per il centrodestra e lasciandone 3 all’opposizione. Una scelta bocciata da Pd M5S e Terzo Polo, che reclamano lo schema dell’8 a 4 sempre riconosciuto alla minoranza, in ossequio alla prassi consolidata nel passato.

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