In linea con il governo Draghi nel sostegno pieno all’Ucraina, accenti diversi e talvolta anche aspri con i tradizionali partner europei, ma sostanziale continuita’ (soprattutto sul fronte conti pubblici) nei rapporti con Bruxelles e continuita’ ‘atlantista’ nelle relazioni con gli Usa. Attenzione all’Africa con la messa a punto del cosiddetto ‘Piano Mattei’ e una graduale presa di distanza negli accordi commerciali con la Cina, a partire dall’addio ‘soft’ al progetto sulla ‘Via della seta’. Questi, a un anno dall’arrivo di Giorgia Meloni a palazzo Chigi, i punti chiave della politica estera del governo guidato dalla leader di FdI. Sul fronte guerra in Ucraina, la posizione di Meloni, peraltro già sostenuta quando la premier era all’opposizione, e’ stata di completo sostegno a Kiev. Una scelta pragmatica ma che nella fase di formazione del governo non e’ stata semplice a causa della posizione filo russa di diversi esponenti della maggioranza. La prima ‘grana’ di politica estera di Meloni arriva un mese esatto dopo il voto, con la pubblicazione degli audio in cui Silvio Berlusconi difende di fatto Vladimir Putin attaccando Volodymyr Zelensky. “Su una cosa sono stata, sono, e saro’ sempre chiara – fu la risposta di Meloni – intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia e’ a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potra’ far parte del governo, a costo di non fare il governo”. “L’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’occidente”, aggiunse la premier per stoppare i sospetti di una vicinanza a Mosca.
Un passaggio di rilievo come quello su un tema dominante durante la campagna elettorale, quello sulla ‘caratura democratica’ della destra ora al governo: “Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civilta’ europea contemporanea nei quali da sempre mi riconosco. E dunque, a dispetto di quello che strumentalmente si e’ sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici”. “Per nessun regime, fascismo compreso”, sottolinea Meloni che rivendica di avere “sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto piu’ basso della storia italiana, una vergogna che segnera’ il nostro popolo per sempre”. E, osserva ancora, “i totalitarismi del ‘900 hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei”. Ma questo e’ anche il primo governo guidato da una donna, e allora ecco un omaggio, sempre nel discorso per la fiducia, a Tina Anselmi, Nilde Iotti, Oriana Fallaci, Samantha Cristoforetti. Le cita chiamandole solo per nome, le donne che “hanno rotto il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste”, evocando una sorta di phanteon della leader FdI che rende omaggio a “donne che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore”. Una ‘pattuglia’ ampia, che va da Cristina Trivulzio di Belgioioso, “elegante organizzatrice di salotti e barricate” a Maria Montessori, Grazia Deledda, Ilaria Alpi, Mariagrazia Cutuli, Fabiola Giannotti, o, ancora, Marta Cartabia e Elisabetta Casellati, fino a Chiara Corbella Petrillo. Sul fronte estero, aggiunse, “l’Italia continuerà ad essere partner affidabile in seno all’Alleanza Atlantica, a partire dal sostegno al valoroso popolo ucraino che si oppone all’invasione della Federazione Russa. Non soltanto perchè non possiamo accettare la guerra di aggressione e la violazione dell’integrita’ territoriale di una nazione sovrana ma perche’ e’ il modo migliore per difendere anche il nostro interesse nazionale”. La lotta all’immigrazione irregolare, e quindi ai trafficanti di esseri umani, e’ stata da subito un’altra priorita’ di Meloni e si e’ concretizzata con il cosiddetto decreto Cutro e, più recentemente, con un provvedimento che modifica il termine di trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri di chi entra illegalmente in Italia, che viene alzato al limite massimo consentito, ovvero 18 mesi.
Ma oltre a questo, ha ripetuto la premier più volte, anche nel suo discorso all’assemblea generale dell’Onu, occorre aiutare gli africani, nell’ambito di un rapporto paritario, affinchè “siano in grado di crescere e prosperare con le risorse di cui dispongono”. Per questo e’ stato ideato il ‘Piano Mattei’ e a luglio scorso e’ stato organizzato a Roma un grande vertice con i leader di numerosi Paesi africani. Altro punto in cima all”agenda Meloni’, l’importanza del merito – ora anche nella nuova denominazione del ministero dell’Istruzione – nella societa’. “il merito e’ l’opposto sia del socialismo reale che del principio grillino che uno vale uno”, spiega la stessa presidente del Consiglio per esempio nel libro-intervista con il direttore de ‘il Giornale’, Alessandro Sallusti, ‘La versione di Giorgia’. Una forma di comunicazione ‘disintermediata’, come i video degli ‘Appunti di Giorgia’, una sorta di ‘rubrica’ periodica per spiegare provvedimenti adottati e in itinere. Per quanto riguarda la questione dei migranti, “il punto e’ che possiamo continuare ad accapigliarci quanto vogliamo, ma se non capiamo che l’unico modo per fermare le morti e’ fermare la tratta, le persone continueranno a morire. E possono continuare con la loro ipocrisia da operetta, ma chiunque abbia un minimo di onesta’ non puo’ credere davvero che se io mi trovassi sul luogo di una tragedia starei con le mani in mano, che nel caso di un naufragio se fossi li’ non sarei la prima a buttarmi in acqua per provare a salvare un bambino, indipendentemente da chi sia e da dove venga”. “Nei fatti – osserva inoltre – sono piu’ europeista di tanti autoproclamatisi europeisti”. Ma in Europa, “come in Italia, governi sorretti da maggioranze cosi’ eterogenee, costretti a tenere insieme con il bilancino interessi in natura inconciliabili, finiscono per produrre politiche poco coraggiose, prive di visione. E senza visione, senza politica, si crea un vuoto che e’ riempito dalla burocrazia, i famigerati euroburocrati”. Meloni ha trovato il sostegno di Ursula von der Leyen sul dossier immigrazione, riuscendo a portarla a Tunisi per la firma di un memorandum d’intesa tra l’Ue e la Tunisia. Pochi giorni Meloni e la presidente della Commissione europea sono andate insieme anche a Lampedusa. E in questa occasione von der Leyen ha affermato che e’ l’Europa a decidere chi entra nel suo territorio. I rapporti con l’opposizione in Italia sono rimasti difficili. Incalzata da Schlein e Conte sul Reddito di cittadinanza e sul salario minimo, Meloni non ha fatto alcuna marcia indietro. La convocazione di un tavolo di confronto a Palazzo Chigi, prima della pausa estiva, per discutere del salario minimo non ha portato ad alcun accordo. Una delle citazioni – solitamente attribuita a San Francesco – che ricorrono negli interventi di Giorgia Meloni sintetizza lo spirito per il cammino percorso, e quello che sta davanti: “Tu comincia a fare quello che e’ necessario, poi quello che e’ possibile. Alla fine, ti scoprirai a fare l’impossibile’. E’ quello che abbiamo fatto noi”.