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Mattarella ricorda Imposimato, testimone di lotta per la legalità caduto 40 anni fà

“Francesco Imposimato venne barbaramente ucciso quarant’anni or sono da sicari della camorra. I killer e i loro mandanti volevano far tacere un sindacalista impegnato nella difesa della dignità del lavoro e nella salvaguardia dell’ambiente e, insieme, intimidire e minacciare il fratello, il Giudice istruttore Ferdinando Imposimato, che stava portando alla luce complicità e intrecci tra organizzazioni mafiose e altri gruppi criminali. Il delitto che si consumò a Maddaloni fu al tempo stesso l’assassinio di un uomo che si batteva per liberare la società dall’oppressione delle mafie e una vile vendetta trasversale per tentare di porre a tacere un magistrato che non si era piegato al ricatto. I processi hanno poi svelato un’intesa tra mafia e camorra finalizzata ad architettare ed eseguire l’omicidio”. Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nel giorno della ricorrenza dell’agguato mortale, in cui venne gravemente ferita anche la moglie di Francesco Imposimato – prosegue il capo dello Stato -, desidero esprimere nuovamente la vicinanza e la solidarietà della Repubblica alla famiglia, agli amici, a quanti hanno tenuto vivo negli anni il ricordo di un testimone di impegno sociale e di lotta per la legalità e la giustizia. Gli assassini e le mafie sono sconfitti dal coraggio e dalla coerenza di chi interpreta e trasmette i valori della nostra convivenza civile raccolti nella Costituzione e il senso di libertà e di civiltà”, conclude.

Ucciso l’11 ottobre 1983 per una “vendetta trasversale”, frutto di un patto tra Cosa Nostra, Camorra e Banda della Magliana. Suo fratello è il giudice istruttore Ferdinando, impegnato al tempo in indagini sull’omicidio di un boss della mala e su una serie di speculazioni edilizie nella capitale. Imposimato lavorava presso la Face Standard e da ambientalista era impegnato nella denuncia delle cave abusive ricavate sui monti Tifatini ad opera di imprese riconducibili al capo camorrista di Marano. Sarà proprio quest’ultimo ad ordinare l’omicidio, con il supporto di un esponente della mafia e un accolito della Banda della Magliana, entrambi interessati a colpire in modo indiretto il giudice Ferdinando.
Il processo Spartacus porterà alla condanna all’ergastolo di esponenti della mafia e della camorra.

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