Un forte malcontento sulle retribuzioni. È l’indicazione chiara emersa in questi mesi dal dibattito online sul salario minimo. Era da tempo che un confronto politico non durava così a lungo e riuscisse a coinvolgere decine di migliaia di persone online. Tra il 1° agosto e il 23 ottobre, infatti, sono state 81.475 le mentions sul tema con 322,55 milioni di impression totali. Dall’analisi delle parole chiave emerse dalle conversazioni social si evince chiaramente come il dibattito sia orientato principalmente al problema delle condizioni lavorative, spostando l’attenzione dall’aspetto politico a quello sociale.
Il dato più significativo è che il sentiment delle conversazioni è fortemente negativo (77,4%) a prescindere dall’appartenenza politica, un dato indica un’insoddisfazione generalizzata. Sono alcuni dei dati dell’Osservatorio sui media e la comunicazione di Telpress Italia attraverso l’analisi basata sul monitoraggio dei media, del web e i principali social network (Facebook, Twitter, Instagram, TikTok e YouTube) sul salario minimo, realizzata con la piattaforma MediaScope che consente la rilevazione in tempo reale e la relativa analisi dei dati delle conversazioni del web e dei social network su keyword definite. Il periodo in cui il dibattito si è acceso maggiormente riguarda la settimana fra l’11 e il 18 agosto. In particolare, il picco massimo si è registrato il giorno 14 agosto in cui il web discuteva la decisione del governo di coinvolgere il Cnel, scatenando reazioni negative anche dall’opposizione. Il dibattito cala durante la fine di agosto, ma a partire dal 4 ottobre il dibattito si inasprisce, in occasione di una sentenza della Corte di Cassazione che riconosce la necessità di un salario minimo. Successivamente interviene l’opposizione definendo il “delitto perfetto” la decisione del governo di coinvolgere il Cnel, che ha pubblicato il documento in cui boccia il salario minimo il giorno 12 ottobre, giustificando il picco di mentions successivo. Il 18 ottobre è stata rinviata la proposta di legge ancora una volta, creando nuovo malcontento.
Le tre parole più ricorrenti all’interno della discussione social sul salario minimo sono lavoro, governo e Meloni. La prima si associa nella gran parte dei casi ad altre parole come, ad esempio, povero, stipendi, contratti, lavoratori, salari, reddito che rimandano alle condizioni dei lavoratori in Italia. Le ultime due spostano l’attenzione sul governo e sulla premier in prima persona, ma anche sul Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Da metà-fine settembre, le parole che risaltano di più fanno riferimento al discorso politico dell’opposizione che ha fatto molto parlare di sé, sia in positivo che in negativo: Schlein, Pd, Conte, proposta, legge, petizione e firme. Il 33% del dibattito si è consumato tra le forze politiche raccogliendo 27.659 mentions tra i profili e le pagine social di politici e di partiti e si è sviluppato prevalentemente su Facebook, infatti, è su questo social che sono state registrate oltre la metà delle mentions (53,1%), forse anche dovuto all’età media degli utenti più coinvolti nel dibattito, poco partecipato dai giovani. Il secondo social si conferma Twitter. Giuseppe Conte è il politico che ha ricevuto più reach in assoluto, così attivo sul tema da diventare il “portavoce” principale della battaglia. Nonostante non siano state registrate mentions dove Giorgia Meloni parla nello specifico di salario minimo, è la seconda politica con più reach in assoluto.
“Gli italiani utilizzano sempre di più i social network per inviare messaggi alla politica. Un dato che è emerso in maniera significativa dal monitoraggio del dibattito sul salario minimo. Politici, manager e professionisti della comunicazione non possono più fare a meno di uno strumento di monitoraggio e analisi del web e delle conversazioni social, sono queste, infatti, le nuove piazze dove le persone si incontrano e si confrontano sui temi di maggiore attualità”, spiega Margherita D’Innella Capano, general manager di Telpress Italia.