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Gestione delle cooperative di accoglienza, emerge uno spaccato inquietante: arrestate moglie e suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro

La moglie e la suocera del parlamentare del gruppo misto Aboubakar Soumahoro sono state arrestate in relazione all’inchiesta sulla gestione delle cooperative che si occupavano di migranti e minori non accompagnati nella provincia di Latina, in particolare la ‘Karibu’. Le accuse contestate sono di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. La moglie Liliane Murekatete e la suocera Marie Therede Mukamatsindo del parlamentare Aboubakar Soumahoro sono state poste agli arresti domiciliari.

Soumahoro già all’inizio della vicenda, in cui non è indagato, si era autosospeso dal gruppo Alleanza Verdi- Sinistra italiana per poi passare al gruppo Misto, e oggi tiene a precisare che “prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio”.

La responsabile Immigrazione di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, gli chiede però “una forte presa di posizione politica sul caso, che Soumahoro non prende e non può prendere. È inaccettabile che seguiti ad affermare che non abbia nulla da dire. L’arresto della moglie e della suocera, oltre che la confisca dei beni, disposte dal tribunale di Latina, aprono uno spaccato inquietante rispetto alla gestione delle cooperative di accoglienza”. Il sottosegretario alle Imprese e Made in Italy Massimo Bitonci allarga il campo, spiegando che gli ultimi fatti “richiamano l’attenzione sulla necessità di riformare il sistema di revisione e vigilanza del settore cooperativo. Urge una maggiore trasparenza e incremento dei controlli, purtroppo le verifiche annuali esercitate si sono dimostrate insufficienti nel garantire il rispetto delle norme fondanti che regolamentano il funzionamento delle cooperative”.

Come scrive Marco Maffettone su Ansa, arriverà venerdì il confronto tra il gip di Latina e Liliane Murekatete, la moglie del parlamentare Aboubakar Soumahoro, raggiunta lunedì dalla misura degli arresti domiciliari nel nuovo filone di indagine sulla gestione dei fondi da parte delle cooperative che si occupano di migranti nella provincia Pontina. In programma anche l’interrogatorio per la suocera del deputato, Marie Therede Mukamatsindo. Si tratta di un primo snodo importate nella tranche di inchiesta, svolta dalla Guardia di Finanza, che ha scoperchiato “un collaudato sistema fraudolento” che dirottava altrove i fondi milionari che, a partire dal 2017 e fino al 2022, sono arrivate nelle casse delle coop. Una struttura criminale a conduzione “familiare” in cui il ruolo di Murekatete, secondo l’impianto accusatorio, era centrale. Accuse che, in base a quanto riferiscono fonti della difesa, verranno respinte dalla donna in sede di interrogatorio di garanzia anche se al momento non è chiaro se l’indagata sosterrà l’atto istruttorio o si limiterà a dichiarazioni spontanee. Sulla vicenda giudiziaria è tornato lo stesso Soumahoro che con un post su Fb ha ribadito la sua estraneità affermando di non essere “né indagato e né risulto negli atti delle indagini” e chiedendo rispetto per la privacy del figlio. “Il mio impegno nei luoghi del bisogno e in Parlamento continua con lo stesso spirito di dedizione e di abnegazione in una prospettiva di servizio alla collettività”, ha aggiunto il deputato. Un capitolo importate degli accertamenti svolti dalla Gdf riguarda il trasferimento all’estero di una fetta di fondi. “Un quadro allarmante di distrazioni patrimoniali – scrive il gip nell’ordinanza cautelare – idonee a svuotare” la cooperativa capofila “Karibu (anche per il tramite della Jumbo Africa- soggetto giuridico fittizio) e portarla allo stato di insolvenza, dichiarato con sentenza del Tribunale di Latina del maggio 2023”.

Il lavoro degli inquirenti ha fatto emergere “tutte le disposizioni bancarie prive di congrua giustificazione causale e comunque per finalità diverse da quelle alle quali era preposta la Karibu”. Fondi inviati all’estero con “casuali risibili – afferma il giudice – probabilmente per giustificare ipotetici progetti fuori dall’Italia, non previsti dalle convenzioni”. In totale la cifra trasferita oltre confine si attesta sui 472.909 euro. Talvolta le operazioni “sono giustificate con la voce ‘rimborso spesa anticipato’ per somme mai anticipate dal beneficiario dell’accredito”. Gli interrogatori di convalida iniziano venerdì, proprio nel giorno in cui è fissata l’udienza preliminare per la prima tranche di indagine che riguarda reati fiscali e che vede imputate sei persone tra cui le stesse Murekatete e Mukamatsindo. Nei loro confronti i pm di Latina contestano operazioni contabili irregolari, finalizzate ad evadere le tasse anche mediante false fatture. Nella richiesta di rinvio a giudizio i magistrati pontini definiscono “spregiudicata e opaca” la gestione dei fondi che spesso venivano utilizzati per l’acquisto anche di abbigliamento di lusso, gioielli e sedute dall’estetista.

 

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