Secondo l’Inapp tra il 1991 e il 2022 i salari reali in Italia sono rimasti sostanzialmente al palo con una crescita dell’1% a fronte del 32,5% in media registrato nell’area Ocse.
È un caso che questi dati partano dal 1991, visto che è proprio dal 1992 che è stata abolita la scala mobile?
L’Unione nazionale dei consumatori ne chiede il ritorno almeno per chi ha retribuzioni fino a 35mila euro annui per far fronte al sostanziale fermo dei salari reali negli ultimi 30 anni.
In questi ultimi anni la situazione è sempre più peggiorata. I salari reali non solo sono rimasti al palo ma sono diminuiti, non essendo stati adeguati al costo della vita decollato per colpa dell’inflazione.
“Il sistema di adeguamento delle paghe all’atto dei rinnovi contrattuali, afferma il presidente dell’associazione, Massimiliano Dona, richiede una profonda riforma, visto il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto. Urge una legge che preveda, in caso di mancato rinnovo dei contratti oltre i due anni, che scatti in automatico il ripristino della scala mobile all’inflazione programmata, magari solo per chi ha un reddito inferiore a 35 mila euro, così da evitare il rischio di una spirale salari”.