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Lavoro, l’Italia che non ti aspetti: è record posti fissi

 L’occupazione nel 2023 cresce di 481mila unità rispetto al 2022, grazie soprattutto al lavoro a tempo indeterminato. Cresce l’occupazione femminile e si conferma l’invecchiamento del mercato del lavoro con la fascia degli over 50 che, grazie alla tendenza demografica e alla stretta sull’accesso al pensionamento, supera i 9,4 milioni di occupati con un aumento di 418mila unità sul 2022 e un raddoppio rispetto all’inizio delle serie storiche nel 2004 quando erano 4,85 milioni.

Il mercato del lavoro dopo la pandemia resta dinamico: gli occupati nel complesso salgono a quota 23 milioni 580mila, al livello più alto dall’inizio delle serie storiche (dal 2004) mentre i disoccupati scendono sotto quota due milioni a 1 milione 947mila (-81mila). Il tasso di occupazione sale al 61,5% mentre quello di disoccupazione scende al 7,7%. Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione sale di più che nel resto del Paese ma l’area, con appena il 48,2% di occupati tra i 15 e i 64 anni, resta lontana oltre 21 punti dal Nord che raggiunge un tasso medio del 69,4%. Le differenze sono evidenti soprattutto guardando all’occupazione femminile con tassi che variano dal 69,4% di Bologna, prima in classifica e il 23,1% di Caltanissetta con oltre 46 punti di distanza.

L’ occupazione femminile in Italia nel complesso tocca il record dall’inizio delle serie storiche con il 52,5% ma è ancora di quasi 18 punti distante da quello maschile (70,4%) e resta lontana dalla media Ue (il 64,9% nel 2022, ultimo dato disponibile). E soprattutto è il risultato di situazioni molto diverse a livello territoriale con oltre trenta punti di distanza tra l’Emilia e la Sicilia. Il dato sull’occupazione è stato commentato con soddisfazione dal ministro del Lavoro, Marina Calderone parlando di numeri che “confortano” sulla “direzione intrapresa dal governo a favore di lavoratori e imprese”.

Calderone sottolinea comunque anche le criticità a partire dal disallineamento tra le competenze chieste dalle imprese e le qualifiche dei lavoratori occupabili. La Uil ricorda che “non è tutto oro quello che luccica” e che “continuano ad essere presenti, persistenti ed evidenti dalla lettura dei dati, le diseguaglianze e le distanze di genere e a livello territoriale”. La Cisl sottolinea che cresce l’occupazione “buona, ovvero quella a tempo indeterminato, anche per le donne. L’occupazione a tempo indeterminato segna nel 2023 un aumento di 491mila posti sul 2022, in parte grazie al fatto che si resta al lavoro più a lungo (e le fasce di età più alte in genere possono contare su un posto fisso) e in parte perché quando il mercato del lavoro è più vivace le aziende tendono a fidelizzare i lavoratori con un contratto stabile.

I lavoratori indipendenti salgono di 62mila unità tornando sopra quota 5 milioni mentre gli occupati con contratto a termine diminuiscono (-73mila) e scendono sotto i tre milioni. I dipendenti permanenti sono 15 milioni 570mila. Cresce la fiducia nella possibilità di trovare lavoro: gli scoraggiati diminuiscono e aumenta il ricorso ai centri pubblici per l’impiego. Per la ricerca del lavoro prevale sempre il canale informale con il 76,6% di chi cerca lavoro che si rivolge a parenti e amici ma sale anche la percentuale di chi si rivolge ai centri pubblici per l’impiego (25,8%, +3,5 punti). Diminuiscono gli inattivi tra i 15 e i 64 anni di 468mila unità mentre calano i disoccupati di lunga durata, ovvero quelli che cercano lavoro da oltre 12 mesi

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