La legge italiana ha scelto una via “saggia, tenendo insieme il diritto all’autodeterminazione delle donne e il diritto alla nascita. Vogliamo che quest’ultimo si rafforzi? Lavoriamo per dare alle donne più lavoro, più sicurezza economica, più servizi”. Lo ha detto Mara Carfagna, presidente di Azione, in un’intervista al “Riformista”. “Fino a oggi i conservatori e sovranisti italiani hanno strizzato l’occhio ai movimenti anti-abortisti, ma hanno evitato di passare dalle parole ai fatti. L’emendamento di cui si parla rompe questa neutralità, anche per questo è un segnale preoccupante. Trasforma i consultori in terreno di scontro ideologico: i movimenti pro-life sono portatori di una visione specifica, ostile all’aborto persino per motivi terapeutici o in caso di stupro. E poi apre le porte del Servizio sanitario nazionale, dal quale dipendono i consultori, a gruppi che hanno tutto il diritto di esercitare il loro ruolo all’esterno ma non possono diventare soggetti di un servizio pubblico”.
Un tema come l’accesso delle organizzazioni pro-life nei consultori “avrebbe dovuto essere affrontato in un dibattito a sè, accettando il confronto in Parlamento e nel Paese”, ha sottolineato Carfagna, per cui “non fa onore alla politica averlo inserito in silenzio dentro un provvedimento che serve a tutt’altro. Credo che ci siano due bandiere sbrindellate, quella dei pro-life, ma anche quella di chi rivendica l’aborto come diritto” e lo Stato “deve esserci. Con l’asilo nido, con l’assistenza sociale, con i servizi a lungo termine, le mense scolastiche, il tempo pieno, le palestre e non solo con i bonus. Non è una missione impossibile”, ha spiegato. “Io – ha concluso Carfagna – da ministro del Sud ho impostato tre Lep importantissimi su asili nido, assistenti sociali, trasporto scolastico dei disabili: si deve proseguire su questa strada”.