“Nella sua morte una catena di orrori che annichilisce e avvolge tutti in una sconcertante spirale di malvagità. Ci costituiremo parte civile nel futuro processo a carico dei responsabili”. Lo dichiara l’associazione Libera in una nota, parlando della morte di Satnan Singh, giovane bracciante di origini indiane. “La sua morte, il dolore della moglie Sony che abbracciamo – aggiunge Libera – testimonia di un sistema di illegalità e criminalità diffusa che nelle campagne della provincia di Latina raggiunge vette di barbarie non più sopportabili. Paghe da fame, ritmi e condizioni di lavoro inumani accompagnate da pratiche dopanti per sostenere la fatica, alloggi indecorosi, imposizione di tariffe occulte per trasporti, vessazioni di vario genere che culminano non di rado nella violenza psicologica e fisica, oltrechè in veri e propri atti di segregazione delle vittime di questi soprusi”.
La provincia di Latina, si legge ancora nella nota, “è anche luogo di eccellenze e innovazione animato da imprenditori agricoli che diventano essi stessi vittime di una concorrenza sleale da parte di aziende che mortificano i diritti. Nel Pontino, su oltre 7mila aziende agricole, solo 173 si sono iscritte alla rete del lavoro agricolo di qualita’ che nasce con l’intento di arginare il fenomeno del caporalato nel settore agricolo, dando vita a una sorta di ‘white list’. Proponiamo – conclude Libera, che aderisce alla manifestazione di sabato prossimo promossa dalla Cgil – che gli aiuti e sostegni finanziari pubblici vengano riservati solo a queste aziende che generano buona economia e rispetto della dignità del lavoro
Le parole di cordoglio non bastano più, l’indignazione per la morte di Satnan che attraversa il Paese deve trasformarsi in impegno concreto da parte delle Istituzioni nella lotta al caporalato e allo sfruttamento nella filiera agroalimentare in direzione della valorizzazione delle aziende sane e nell’affermazione dei diritti per le lavoratrici e i lavoratori” (AGI).