“Sia chiaro che questo è l’ultimo treno che passa per l’Italia. Il modello centralista ci ha portato al disastro che viviamo: ha fallito. Se il Paese è a due velocità, se i cittadini sono costretti a fare le valigie per curarsi, se ci sono diseguaglianze, non è certo colpa dell’Autonomia che non c’è. Io dico solo una cosa: mettiamola alla prova, anche e soprattutto nelle Regioni meridionali, questa forma di federalismo della quale tanti parlano senza cognizione di causa” e “se fossi un governatore del Sud la invocherei. I cittadini meridionali sono le prime vittime di un sistema che non funziona a causa di scelte sbagliate e di malagestione, di certo non attribuibile ai miei attuali colleghi. Nessuno si sogna di abbandonare il Sud: siamo come i gemelli siamesi, si vive e si muore insieme. L’Autonomia o la fai per scelta o la fai per necessità. Questo Paese con tremila miliardi di debito pubblico e le inefficienze e le diseguaglianze destinate a crescere non ha altra speranza”. Lo afferma in una intervista a Repubblica Luca Zaia, governatore del Veneto e artefice del progetto di riforma sulla autonomia differenziata. Ed a chi teme che il Colle possa frenare o addirittura non controfirmare la riforma replica: “Stimo e ho un ottimo rapporto col presidente Mattarella, rispetto profondamente le sue prerogative e so che anche in questo caso agirà in ossequio ai dettami della Costituzione. La Carta della quale lui è garante e che però, mi piace ricordare, è autenticamente federalista”.
Al Pd poi risponde: “A chi, come avviene tra i banchi dell’opposizione, ci critica dopo aver modificato il Titolo V per arginare la crescita della Lega in quegli anni, dico che è inaccettabile”, “prendo atto che rinnegano la loro storia. Ma in tanti anni col Pd al governo quella riforma non l’hanno mai cancellata. Non siamo la banda bassotti che è scappata con la refurtiva. Rispetto le opinioni di tutti ma le regole della democrazia valgono per tutti”, “questa farsa della secessione dei ricchi è una narrazione irrispettosa nei confronti dei cittadini. Nessuno vuole separarsi dalla Repubblica italiana o strappare funzioni essenziali”, “una cosa è trasferire la pubblica istruzione, che resta prerogativa dello Stato, altro è parlare di alcune funzioni che potrebbero essere delegate”.
Inoltre evidenzia: “Tutti i cittadini italiani devono essere curati alla stessa maniera e avere la stessa aspettativa di vita. Questa è la vera sfida anche per quelle Regioni che oggi conoscono la migrazione sanitaria”.