L’obiettivo è ottenere un ampio consenso sui tre nomi per gli incarichi apicali. Ciò rafforzerebbe la nuova squadra, permetterebbe maggiore stabilità e, soprattutto, rimedierebbe in parte alla frustrazione alimentata nella cena informale della scorsa settimana quando diversi leader dell’Ue si sono sentiti esclusi dalla partita. “Cerchiamo il consenso piu’ ampio ma ovviamente poi conta la maggioranza. Queste sono le regole. Non possiamo impedire ai leader di partiti di maggioranza di siglare accordi tra loro”, ha spiegato un alto funzionario europeo che lavora alla preparazione del vertice di domani e venerdì in cui dovrà essere ufficializzato e vidimato l’accordo raggiunto ieri dai negoziatori di popolari, socialisti e liberali. Ursula von der Leyen alla Presidenza della Commissione, Antonio Costa alla Presidenza del Consiglio e Kaja Kallas Alto rappresentante dell’Unione europea per la Politica estera. I nomi sono questi ma i Ventisette vorrebbero ottenere un consenso e non ricorrere alla maggioranza qualificata. Che in questo caso è rafforzata: venti Paesi (invece di quindici) che rappresentino il 65% della popolazione.
Finora, a quanto emerge dalle fonti diplomatiche, sono quattro i Paesi ancora da portare a bordo: Italia, Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca. “Non è possibile non tentare di mettere a proprio agio l’Italia, visto il suo peso”, ammette un diplomatico europeo. E il peso si misura, secondo i Trattati, in base alla popolazione e al Pil. Ma c’è dell’altro: il peso con cui la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si presenta al tavolo è anche quello elettorale: 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia e il gruppo Ecr che complessivamente vanta 83 membri, terzo dell’emiciclo di Strasburgo.
Che cosa farà esattamente Meloni al tavolo per ora sono “speculazioni giornalistiche” perchè dipenderà molto da come andrà la discussione, precisa un’altra fonte diplomatica. Non sarebbe comunque la prima volta di una votazione al Consiglio: contro Jean-Claude Juncker si erano espressi Ungheria e Regno Unito. Angela Merkel si astenne su Ursula von der Leyen. La Presidente uscente ha comunque i numeri per il Consiglio ma deve pensare a quelli del Parlamento. La maggioranza Ursula conta 399 membri. La maggioranza assoluta richiesta è 361. A Bruxelles calcolano un rischio del 15% dei franchi tiratori. Per questo diventa indispensabile guardare ai Verdi e alla destra. Nelle ultime ore von der Leyen ha avuto diversi colloqui con i leader, tutti riservati. Ha reso invece pubblico l’incontro con la presidente del gruppo dei socialisti, Iratxe Garcia Perez, che ha confermato il suo sostegno ma senza considerarlo “un assegno in bianco”.
La prima linea rossa riguarda proprio le alleanze: mai con l’Ecr o con l’Id. Von der Leyen ha incontrato anche la leader dei liberali, Valerie Hayer, e molto probabilmente nei prossimi giorni siederà al tavolo per un confronto con i Verdi. Ma il confronto è anche con i leader. I vari Paesi chiamano e anticipano le proprie preferenze su commissari e portafogli. Von der Leyen ascolta e appunta ma non concede né promette. Il rischio di aprire una trattativa del genere prima del voto in Parlamento è di subire il ‘ricatto’ dei Paesi. Per questo, ufficialmente, la partita dei commissari si aprirà ufficialmente solo una volta ottenuta l’approvazione del Parlamento. Detto ciò, nessuno può escludere che i negoziatori della maggioranza prendano l’impegno di accogliere le richieste dei reticenti per poter contare se non sul loro sostegno almeno sulla non opposizione (AGI).