Gli appartamenti segreti dello storico Palazzo Doria Pamphilj di Roma si aprono al pubblico, in occasione della mostra “Dall’uovo alla dea nelle stanze segrete” dell’artista Chiara Lecca, visitabile fino al 27 aprile 2025.
Questi ambienti affascinanti sono delle wunderkammer, ovvero le stanze “meravigliose” in cui, a partire dal Cinquecento, gli aristocratici amavano raccogliere le loro collezioni di oggetti pregiati. In particolare, negli appartamenti di Via del Corso visse, a metà del seicento, il principe Camillo Pamphilj, nipote di Papa Innocenzo X. Appassionato di scienza e di studi esoterici, raccoglieva sé pitture bolognesi e fiamminghe, strumenti ottici e mirabilia di ogni tipo, come corni di rinoceronte, fossili e conchiglie ancora oggi esposti. E, in questo scenario, la meraviglia del visitatore aumenta appena si riconoscono le opere colorate e dalle forme sinuose di Chiara Lecca.
Ispirandosi alla stravaganza del seicento, le 11 opere dell’artista emiliana trovano una perfetta collazione nelle stanze del Palazzo principesco, prima di tutto perché rispecchiano l’originalità degli oggetti più antichi e poi perché sono create con i materiali più disparati, quasi irriconoscibili per quanto ben amalgamati.
Proprio all’ingresso ci sono delle forme di uovo su basi metalliche, composte da vescica di bovino e resina. Accanto, delle simpatiche strutture a mo’ di scacchi fatte di vesciche di suino, maiolica, porcellana e vetro; nelle camere successive, tra le altre opere, rimangono impresse delle ammalianti sfere di vetro in cui è stata incastonata la muta del serpente. La materia animale, in tal modo, viene sublimata e proprio questa ambiguità strutturale rende ogni opera unica, oltre che suscitare stupore e stimolare la fantasia.
L’idea di utilizzare elementi naturali per le creazioni artistiche non è affatto nuova, basti pensare ai pittori dei secoli passati che erano soliti utilizzare triti di erbe, colla di pesce, zafferano, aceto, latte di fico, uova, per creare i differenti colori. Nel caso dell’artista contemporanea, oltre all’omaggio al passato, c’è la volontà di riportare in vita ciò che apparteneva al mondo naturale, come dice la curatrice della mostra Francesca Romana de Paolis: “Strizzando l’occhio sia all’animale di cui le opere si compongono, sia al gusto per l’illusionismo barocco, sublimando le creature da cui provengono in oggetti di valore”.
C’è, inoltre, un messaggio piuttosto serio: un invito a proteggere la nostra madre terra e a sostituire alla visione antropocentrica dominate un’ottica “biocentrica”, dalla quale ci stiamo pericolosamente allontanando. Appello pienamente colto – e letteralmente accolto – dalla Principessa Gesine Pogson Doria Pamphilj e dal marito, lo storico dell’arte Don Massimiliano Floridi, che hanno reso possibile una simile mostra in un ambiente così prezioso.
Sabrina Sciabica