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Nemesi tra leali collaborazioni: con la Cartabia sulla rotta della costituzionalità

Marta Cartabia, presidente della Corte Costituzionale, durante la Lectio Magistralis in occasione dell' inaugurazione dell' Anno Accademico 2019-20 dell' Universit‡ degli Studi Roma Tre, Roma, 23 gennaio 2020. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

La Presidenza della Corte costituzionale italiana è incarnata dalla sensibilità intellettuale, istituzionale e civica di una donna che ha sempre dato prova di opportune ed equilibrate attenzioni verso i percorsi umani e sociali che uniscono le persone e le distinte identità.

Illuminata dall’esperienza delle istituzioni accademiche ed europee, Marta Cartabia ha spesso argomentato e dimostrato l’imprescindibilità del rispetto dei diritti fondamentali degli individui. Ancora una volta la Presidente ci dà l’opportunità di meditare su quanto i diritti che fondano il nostro ordinamento giuridico siano e debbano rimanere una bussola, pur nelle tempeste in cui sulla stessa barca o in barche diverse – a seconda delle visioni socioeconomiche ed esistenziali – si percorre il dovuto, o il necessario.

Nella relazione sull’attività della Corte costituzionale in riferimento all’anno 2019, affidata ad un podcast nell’aprile 2020 per via della situazione straordinaria del momento, la Presidente ci ha rincuorato sul fatto che la leale collaborazione tra le istituzioni è (e resta) la chiave per affrontare l’emergenza che ci troviamo a fronteggiare. La relazione ci ricorda che la piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale in cui attivamente e lealmente impegnate devono essere tutte le Istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, Giudici.

Il concetto di “attuazione”, in riferimento alle disposizioni della Costituzione repubblicana e democratica, riveste un senso pregnante che lo distingue dal concetto di mera esecuzione passiva. Chi attua contribuisce a plasmare una materia, non ad essere semplicemente inglobato all’interno di una massa materiale informe. In mancanza delle esperienze propositive della coscienza e della critica chi è chiamato ad operare nelle compagini istituzionali finirebbe per assumere una funzione neofarisaica che colliderebbe con la laicità metodologica. Quest’ultima, invero, ove intesa in senso ampio e neutrale esalta il dubbio produttivo, e con esso la dimensione metodologica stessa quale forma attraverso cui far fluire più o meno incisivamente la sostanza, prodotta dai percorsi decisionali legittimati al contemperamento degli interessi e alle conseguenti scelte.

Quando la Presidente ricorda che la Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali, e che una tale caratteristica dell’ordinamento costituzionale dipende da una scelta consapevole, penso al dramma di questo periodo segnato dalla pandemia, e penso che la cosciente mancanza di meccanismi aprioristicamente segnati rende ancor più ardua e ancor più alta la direzione governativa della cosa pubblica nazionale. Da qui il mio sostegno morale e speranzoso verso chi in questo momento con onestà si trova a presiedere il Governo.

Le necessità materiali, socioeconomiche ed esistenziali nel Paese si stanno sgranchendo, mosse dalla fame e dalla voglia di ricucire prospettive senza rattopparle. Ad incarnare e non semplicemente ad imballare tali necessità è il diritto, il ius. In Italia il supergo fatto legale e materiale dell’avvento dell’èra costituzionale repubblicana ha reso i diritti inviolabili dell’essere umano dei formanti costituiti, da un lato, e al contempo dei frammenti sempre costituenti, nel loro divenire storico e dialettico, in connessione con la dimensione complementare dei doveri inderogabili di solidarietà su più piani.

La Costituzione viene dipinta quale bussola nei tempi di crisi emergenziali. L’esercizio di alcune libertà garantite può essere limitato, spiegando che è l’unico modo – se lo è davvero – di autoconservarsi insieme per insieme progredire; non si può mai limitare il metodo: il metodo socioliberale della legalità neopersonologica non va mai derogato. Non esistono ferie o eccezioni per il metro valoriale di giudizio su come soppesare i proporzionali e necessitati regimi giuridici di extrema ratio. Questione di stile, anche, ma non solo. La fragile immagine della bussola, che si compone vivida e lucente nella mente di chi interiorizza le parole della insigne giurista, traccia una via sul terreno segnato dalla crisi e dalla affamata speranza dei cittadini di buona volontà, divenendo una solida certezza cui ancorarsi.

Il ruolo dei cittadini, valorizzato sempre più con l’intensificarsi dell’ermeneutica sul combinato disposto degli articoli 2 (formazioni sociali, diritti inviolabili e doveri inderogabili di solidarietà) e 3 Cost. (uguaglianza formale e sostanziale), da un lato, con l’art. 118, ultimo comma, Cost. sulla sussidiarietà orizzontale, dall’altro, sembra assumere una valenza non solo simbolica ma corposamente carismatica. Nella relazione della Presidente della Corte costituzionale dell’aprile 2020 viene specificato che la leale collaborazione tra le Istituzioni è la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini. Questo rilievo appare come il frutto di una concezione naturaldemocratica di causa-effetto, tra la qualità nonché la responsabilità del tessuto sociale di una cittadinanza solidale (causa), e la qualità della coordinata laboriosità all’interno delle ramificazioni istituzionali (effetto). Tra i cittadini risultano pertanto fondamentali – proprio come i diritti! – una mentalità ed un atteggiamento rinnovati, prudenti, attenti alle evidenze quotidiane e rispettosi verso i pareri e i consigli degli epidemiologi e dei virologi di chiara fama accademica.

La raffinata, dirimente chiarezza delle immagini e delle connessioni logiche della Presidente Cartabia ci ricorda il valore imprescindibile della collaborazione qualificata dalla lealtà, che tanto è entrata nel DNA della dimensione ordinamentale italiana anche grazie all’intensificarsi del mantra assiologico della leale collaborazione tra gli Stati membri UE, così come interpretato dalla Corte di Giustizia eurounionale. Seppur critici verso alcuni meccanismi ancora immaturi e inespressi del percorso istituzionale europeo, non è chiudendosi alla sapienza di quella esperienza che si risolvono le nodificazioni in deficit della democrazia. Al contrario, i nodi possono sciogliersi approfondendo e radicando la tutela dei profili sociali dei diritti, attraverso l’ausilio di estesi nonché condivisi meccanismi interstatuali di politica federale, che accolgano la sfida di conferire certezza e vigore ai progetti di sviluppo e promozione di tutti gli individui, nella lotta meritoria e meritocratica alle emarginazioni e agli apriorismi di nascita.

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