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Intervista esclusiva a Maurizio Lupi

Intervista all’Onorevole Maurizio Lupi, deputato della Repubblica italiana e Presidente di Noi con l’Italia. Parlamentare dal 2001, Lupi è stato Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, vicepresidente della Camera dei deputati e capogruppo in commissione Ambiente e Lavori pubblici alla Camera

On Lupi, tiene banco nel Governo il dibattito sul Meccanismo europeo di stabilità (MES). Lei è favorevole all’utilizzo di questi fondi visto che il Governo vuole prolungare preventivamente lo stato di emergenza ma rifiuta i fondi UE dedicati alla sanità?

Sì, sono favorevole verificata l’assenza di condizioni politiche. Chi ti presta 37 miliardi di euro a interesse praticamente a zero è normale che ti ponga qualche condizione, in questo caso quella di usarli per la sanità. 37 miliardi sono un terzo del nostro budget annuale per la sanità, il problema è spenderli bene. Per esempio per eliminare le lunghe attese per esami e visite specialistiche. Perché, tutti concentrati sul Covid, ci stiamo dimenticando che in Italia la prima causa di morte sono le malattie del sistema circolatorio e la seconda i tumori.

Ritiene positivo l’utilizzo del Recovery Fund, centrato sull’equità intergenerazionale quindi la fine del ricorso sistematico alle spese in debito, fatta per spese correnti e non per investimenti?

Sono d’accordo non da ora. Da ben prima dell’emergenza Covid 19 sostengo che ciò di cui ha bisogno l’Italia e ciò per cui va chiesta la flessibilità in Europa sono le spese in investimenti: in infrastrutture materiali e immateriali, in ricerca, a sostegno di alcune filiere produttive. Per dirla sinteticamente, in un momento come questo, passata l’emergenza, non va finanziata la disoccupazione (cassa integrazione e redditi vari), ma l’occupazione, chi mantiene o crea lavoro.

Negli scorsi mesi Greta Thumberg e il movimento da lei innescato sono stati supportati dai grandi media, La convince questa nuova linea del New Green Deal che prevede l’abbandono delle fonti fossile per quelle ecologiche senza passaggi di mezzo? 

No. Le rivoluzioni fatte anche in nome di un principio giusto rischiano sempre una deriva ideologica e creano traumi nel tessuto sociale. Le cose vanno fatte per gradi, avendo sempre presenti tutti i fattori in gioco e il loro equilibrio. Una cosa è l’attenzione all’ambiente, altra una rivoluzione verde che ha costi economici altissimi che non sappiamo ancora chi pagherà. In questo caso rischiano di pagarla, come al solito, i più deboli.

Fondi UE: l’Italia è tra i paesi che ne usufruisce maggiormente, soprattutto quelli a fondo perduto e soprattutto nel Meridione. Cosa ne pensa? Ritiene che sia un passaggio ulteriore verso un’Europa federale?

Il problema dell’Italia è imparare a spenderli questi fondi dell’Unione europea, che invece restano spesso inutilizzati, soprattutto al Sud. Questa non è una cosa che possa fare l’Europa, dobbiamo farla noi. Einaudi sul piano Marshall diceva che se non ci avessero posto condizioni gli americani avremmo dovuto porcele noi. Ne va della credibilità internazionale del nostro paese, oltre che del reale miglioramento della vita di molti nostri concittadini.

Perché in Italia le regioni ricche non vogliono trasferire fondi di solidarietà alle regioni meridionale e perché, a suo avviso, la Lega che storicamente non è stata solidale con la Calabria, pretende soldi a fondo perduto? 

Non è del tutto vero quello che dice. La solidarietà fra regioni, il famoso fondo di perequazione, è sempre stato presente in tutte le proposte del centrodestra (parlo per la mia parte politica), il problema è come al solito quello della responsabilità della spesa. Per restare al suo esempio, perché una siringa in Calabria costa tre volte in più che in Lombardia? Gli amministratori locali devono rispondere dei buchi di bilancio che creano? O lo Stato paga sempre a piè di lista? Quanto alla Lega, deve chiedere a loro, io penso che in periodi di emergenza come quella che stiamo vivendo non sia assolutamente scandaloso che la solidarietà europea passi anche da finanziamenti a fondo perduto, l’importante è che siano usati con un progetto per il futuro, non sono argent de poche per la spesa quotidiana. Se c’è un progetto di crescita anche i paesi cosiddetti frugali dovrebbero capire che i soldi dati a fondo perduto sono un investimento conveniente nel tempo. La nostra storia, il nostro boom economico lo insegna.

Ritiene solo apparente la “generosità” della Merkel o forse ha capito che siamo troppo grandi per fallire e se cadiamo noi cade anche l’Ue?

L’ideale, in questo caso una vera Unione Europea, di una vera integrazione, non è mai astratto, è la cosa più concreta che esista. I fondatori dell’Europa dopo la distruzione della Seconda guerra mondiale volevano certamente la pace, ma per garantirla partirono da un patto sul carbone e sull’acciaio.

Si ritiene soddisfatto del lavoro svolto in Commissione per affrontare l’emergenza Covid-19? Su quali emendamenti ha lavorato?

Ciò di cui sono più soddisfatto, in un quadro generale insoddisfacente perché il Decreto Rilancio con i suoi 266 articoli non ha avuto la visione e il coraggio di scegliere veramente alcuni settori fondamentali su cui puntare per la ricostruzione ma ha di fatto distribuito soldi a pioggia, è quanto con il lavoro dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà abbiamo ottenuto sulla scuola paritaria, l’aumento dei fondi per l’emergenza Covid da 80 a 300 milioni con il concorso di tutti i partiti. È un importante riconoscimento del servizio pubblico che queste scuole offrono al Paese, all’educazione e alla formazione dei giovani che è l’investimento più importante, anche per lo sviluppo, che un paese possa fare. Poi c’è la questione carte di credito, sono riuscito a far passare il principio che le commissioni per i pagamenti elettronici, che pesano sugli esercenti, debbano avere un tetto, è passata anche la proposta di un fondo per il credito di imposta che restituisca una parte di queste commissioni ai commercianti.

Le elezioni politiche sembrano ancora lontane ma in molti si stanno organizzando. Quali saranno i suoi alleati politici? Si ricandiderà? E in quale lista?

Diamo tempo al tempo, c’è un paese da far ripartire, il destino politico di ciascuno di noi passa in secondo, anche terzo, piano.

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